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Il derby di Berlino, una storia nella Storia

La mancanza del pubblico, all’Olympiastadion, stasera si farà sentire più che in altre occasioni. L’Hertha Berlino, dopo un inizio complicato, cerca la svolta nel derby cittadino contro l’Union Berlino. Che, alla sua seconda stagione in Bundesliga, sembra perfettamente a suo agio, al sesto posto, con la vista sull’Europa. Una vera sorpresa, per quella che solo una stagione fa era la cenerentola del massimo campionato tedesco, neopromossa per il rotto della cuffia.

In città, l’attesa più che spasmodica è eccitata. L’Hertha la scorsa notte ha fatto piantare 60.000 bandiere bianco e blu in tutta la città, “salvando” solo il quartiere dell’Alte Försterei, lo stadio dell’Union Berlino. Il rispetto, del resto, è il sentimento che meglio descrive il rapporto che lega le due squadre, che si sono sfidate per la prima volta solo un anno fa. Dal 1961, a dividerle, è stato il Muro di Berlino, che ha messo l’Hertha ad Ovest, nella nascente Bundesliga, e l’Union Berlin ad Est, con le altre squadre della città, nella DDR-Oberliga.

La vera stracittadina, così, per anni è stata quella tra Dinamo e Union, la squadra della Stasi contro quella del sindacato dei lavoratori. Un vero e proprio scontro, impari, tra poteri, da cui l’Union non è mai uscito vincitore. Eppure, la sua gente, i suoi tifosi, non hanno mai smesso di appoggiarlo, anche nel periodo peggiore, dopo la caduta del Muro. Con la riunificazione, per l’Union è iniziata una vera e propria Odissea, calcistica ed economica. Riparte dalla terza serie, in due occasioni non ha i soldi per iscriversi alla 2. Bundesliga, dove approda solo nella stagione 2001/2002. Quell’anno fa anche il suo esordio in Europa, in Coppa Uefa, a cui accede raggiungendo una clamorosa finale di Coppa di Germania, dove si arrende (2-0) solo allo Schalke 04.

Nel giro di pochi anni, l’Union Berlin sprofonda fino alla NOFV-Oberliga, la quarta serie nazionale, rischiando più volte il fallimento. Con l’aiuto dei tifosi e degli sponsor, riesce a tirarsi fuori dalle sabbie mobili delle serie inferiori, risalendo fino alla 2. Bundesliga, il suo habitat naturale. Almeno fino allo scorso anno, quando ha esordito, per la prima volta nella sua storia, in Bundesliga. Un traguardo arrivato dopo la vittoria contro lo Stoccarda, e onorato con una salvezza tutto sommato tranquilla.

Stasera (20.30) si gioca il terzo capitolo di un derby senza tifosi e senza acredine. L’Union Berlin, comunque vada, potrà sempre gettare uno sguardo verso il Dynamo-Sportforum e sorridere. I rivali di un tempo, senza l’appoggio della Stasi, sono scivolati nel dimenticatoio, fino ai bassifondi della Regionalliga Nordost, e non fanno più paura. Quelli di oggi, l’Hertha Berlino, neanche. Perché i ragazzi di Bruno Labbadia nelle prime nove giornate hanno conquistato appena 8 punti, mostrando una fragilità difensiva preoccupante.

Da parte sua, Urs Fischer, sulla panchina dell’Union, veleggia sin qui in un mare placido. Registrata la difesa, l’attacco ha trovato in Max Kruse un terminale concreto, spesso imbeccato dall’ottimo Cristopher Trimmel, capitano e terzino destro di esperienza ed affidabilità. Mancherà l’acquisto più importante dell’ultima campagna acquisti, nelle fila dell’Hertha, Cordoba. Al fianco di Piatek ci sarà probabilmente Lukebiako, con Cunha a suggerire i due. Per l’Union, assenti Gentner, Pohjanpalo e Schlotterbeck, in attacco spazio al giovane Awoniyi, arrivato in prestito dal Liverpool.

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Published by
Piermichele Capulli