Il cortocircuito della UEFA Nations League
Il coronavirus ha innescato quella che sembra una bomba a orologeria pronta a detonare da un momento all’altro. Tanto nella quotidianità, quanto nello sport, i numeri del Covid19 non risparmiano nessuno. Il calcio non fa eccezione, anzi: se possibile, è un microcosmo a sé in cui l’esplosione pare essere sempre dietro l’angolo. La confusione nella quale si trascina avanti il calcio europeo è palese; la frenesia del susseguirsi di partite è una corsa a perdifiato al termine della quale v’è solo l’ignoto.
La rincorsa a guadagni sempre maggiori ha reso il calcio uno spettacolo molto meno godibile e molto meno lineare da seguire. Le giornate di campionato “spezzatino”, le cui partite si spalmano su diversi giorni della settimana, comportano difficoltà per i tifosi nel seguire le sorti della propria squadra e gli incastri di classifica; inoltre, nel settembre più calcisticamente affollato che si ricordi, la UEFA mantiene in programma la Nations League.
Competizione nuovissima, è quest’anno alla sua seconda edizione. La cadenza biennale negli anni dispari la rende un tappabuchi tra un Mondiale e un Europeo. L’esigenza di aumentare il numero di partite che i calciatori devono disputare in una stagione e i periodi di pausa per le Nazionali durante i campionati ha lasciato perplessità in molti tifosi e addetti ai lavori.
Le critiche di Klopp e Guardiola
Un suo detrattore, per esempio, è Jürgen Klopp, tecnico del Liverpool, che l’ha bollata come “la competizione più inutile nel calcio”. Secondo l’allenatore dei Reds “non c’è spazio per una competizione come questa. Negli altri sport ci sono pause più lunghe che nel calcio. Nessuno vuole vedere Anthony Joshua combattere tutte le sere”.
Sono, queste, parole che fanno eco a Pep Guardiola, allenatore del Manchester City, che chiede di “fare un passo indietro e pensare ai calciatori per fare in modo che riescano a mantenere un certo livello di prestazioni”.
UEFA Nations League e campionati
Tutto parte dal Covid19, e non potrebbe essere altrimenti. Con l’avanzare dell’epidemia, ben presto divenuta pandemia, i campionati di calcio si sono fermati. Alcuni sono stati definitivamente interrotti al punto in cui erano, come la Ligue1; altri sono stati sospesi e poi ripresi successivamente, come la Serie A, la Premier League, LaLiga. In ogni modo, l’onnipresenza del Covid19 ha reso l’organizzazione dei tornei difficile e “corta”: molte partite da giocare, poco tempo a disposizione per pianificarle. La UEFA, allora, ha rimandato gli Europei al 2021, anche se dovevano disputarsi in estate. In questo modo le singole Federazioni avrebbero avuto un minimo di elasticità in più per concludere i campionati.
Si arriva, così, alla fine della stagione passata in una folle corsa contro il tempo, con anomali orari di gara e frequenza serrata delle partite. Dopo appena poche settimane di tempo per riprendere fiato, è iniziata la nuova stagione. L’obiettivo dichiarato è di finire prima dell’Europeo, previsto per giugno, perciò il calendario è, di nuovo, denso di impegni.
Già, perché le Federazioni devono organizzare il calendario in funzione di una data di scadenza. Il motivo è che, appunto, alla fine della giostra ci sarà l’Europeo: il ritmo deve essere serratissimo e non può lasciare maglie lasse. La pausa forzata dei campionati per la nuova competizione UEFA, la Nations League, tuttavia, toglie margine di manovra alle Federazioni. Senza gare nazionali di mezzo, il calendario dei singoli campionati si poteva pensare diversamente: di più ampio respiro, con meno acqua alla gola.
Provenendo da una stagione conclusasi in fretta e con poco tempo a disposizione per preparare la successiva, una maggiore elasticità avrebbe consentito ai calciatori una migliore tolleranza fisica. L’ironia (ma neanche troppa) della sorte vuole che una lampante conseguenza e dimostrazione di questo sia l‘infortunio di Nicolò Zaniolo. Poteva accadere in una qualsiasi gara della Roma, eppure è accaduto sul campo di una partita di Nations League.
UEFA Nations League e Covid19
In tutto questo, però, il mondo va avanti, e il coronavirus con lui. Le singole Federazioni, allora, mettono a punto protocolli all’apparenza inespugnabili per consentire al calcio di dispiegarsi in tutta sicurezza. L’esplosione, però, è dietro l’angolo. Le rose delle squadre si popolano di positivi. Che siano singoli casi o un focolaio, poco importa. Dal mondo rimbalzano notizie assurde di partite disputate con organici ridotti all’osso oppure di soluzioni fantasiose pur di scendere in campo.
Già, perché le singole Federazioni non possono rimandare troppe partite perché non c’è tempo per recuperarle. Con le gare di Nations League a spezzare il calendario, di spazio per i posticipi di partite rimandate in precedenza non ce n’è molto. Se ci fosse questa possibilità, è lecito pensare che alcune gare giocate in condizioni davvero precarie sarebbero state posticipate con più tranquillità.
A questo punto sorge, infine, un altro dubbio. Il microcosmo calcistico non è impenetrabile al Covid19, come queste settimane stanno drammaticamente mostrando. Mandare centinaia di migliaia di persone in giro da un Paese all’altro, forse, a questo punto suscita ancora più perplessità. La possibilità di diffondere il contagio è concreta e, a ben vedere, appare potenzialmente controproducente. Il caso Genoa ha dimostrato che una scintilla può davvero originare un incendio. Un eventuale calciatore contagiato ma non individuato potrebbe, una volta tornato nella sua squadra d’appartenenza, essere l’epicentro di un contagio a catena; questo potrebbe, a sua volta, comportare l’annullamento di una partita o di una serie di partite. In quel caso, quante partite si potrebbero rimandare e quando si potrebbero rigiocare è un dato davvero troppo labile da accertare.
UEFA Nations League ed Europei e Mondiali
È vero, insomma, che la Nations League appesantisce un calcio che in questo momento avrebbe bisogno di snellire e sfoltire gli impegni, ma i detrattori della competizione dimenticano un altro aspetto fondamentale: la Nations League dà accesso agli Europei e ai Mondiali. Per come è stata pensata, la nuova competizione UEFA funge da porta di servizio per entrare nei gironi delle maggiori competizioni internazionali e questa edizione vale la qualificazione ai Mondiali 2022. Annullarla significherebbe ripensare a competizione iniziata i meccanismi d’accesso a Qatar2022.
I Mondiali in Qatar
Un altro tassello da tenere in considerazione sono proprio i Mondiali in Qatar, da giocarsi nel 2022. Competizione FIFA, si disputeranno in un Paese con evidenti scarti climatici rispetto al mondo europeo e il calendario, infatti, investe i mesi di novembre e dicembre. Questo significa che, a catena, il serrato ritmo dei campionati nazionali, oltre che in funzione dell’Europeo del prossimo anno, è prevalentemente incentrato sul Mondiale in Qatar. Nel susseguirsi delle stagioni calcistiche deve essere tutto pensato per incastrarsi con l’esigenza di interrompere i calendari nel periodo natalizio e, quindi, ritardare una stagione significherebbe, già da ora, pregiudicare questo intricato tetris di date.
Il cortocircuito
Tirando le somme, quindi, la Nations League dà vita a un vero e proprio cortocircuito: osteggiarla è lecito, ma mal si concilia con le esigenze di un calcio ossimorico sempre più fitto e dispersivo: fitto perché di competizioni da giocare ve ne sono tante e affollano i calendari; dispersivo perché si intrecciano tra loro partite e tornei diversi che rendono lo spettacolo meno lineare da seguire e controllare. Focalizzare il proprio malcontento sulla nuova arrivata Nations League è una scelta di comodo: bisognerebbe, in realtà, ripensare tutto il calcio più come protezione dei singoli atleti che come grimaldello per diritti tv milionari.