Il calcio giovanile spera, quello amatoriale trema
Il quadro sanitario fa tremare il Belpaese. Il numero dei positivi al Covid-19 è in rapida ascesa, e nelle ultime settimane è tornato ai livelli di aprile. E allora, per evitare di ripiombare nell’emergenza della scorsa primavera, ed in un nuovo, insostenibile, lockdown, il Governo è pronto ad adottare contromisure stringenti.
Nel Dpcm, che verrà presentato stasera dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, un ampio capitolo sarà dedicato allo sport, ed in particolare al calcio. Il professionismo non ha nulla da temere: Serie A, Serie B e Serie C continueranno a giocare. Anche la presenza negli stadi, limitata a sole 1.000 persone, non dovrebbe cambiare, nonostante la proposta di un ulteriore dimezzamento. Il condizionale è d’obbligo, ma intanto si allontana la reale, seppur parziale, riapertura al pubblico, che sembrava possibile appena qualche settimana fa.
Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha sposato sempre la linea della massima cautela, vorrebbe lo stop di tutti gli sport di contatto. Compreso il calcio, sostenuto in questo dalle valutazioni del Comitato Tecnico Scientifico. A fare le veci del pallone, dopo gli screzi di maggio e giugno, è il Ministero dello Sport, con Spadafora che spinge per non fermare dilettanti e giovanili, ma solo il calcio amatoriale.
La quadra andrà trovata entro stasera, in Consiglio dei Ministri. Prima, il Governo sentirà il parere delle Regioni, quindi si arriverà alla stesura definitiva del Dpcm, che dovrebbe entrare in vigore dal 15 ottobre. Per la Serie A, che ha visto crescere i casi di positività in maniera esponenziale, alla fine dei conti cambia ben poco. Per milioni di tifosi e amatori, che del calcio sono la benzina, quelli che pagano per guardare una partita, e si sobbarcano decine di chilometri nei gelidi lunedì sera invernali per 80 minuti di “gloria”, si prospetta invece un’altra, inevitabile, mazzata.