Il calcio è della gente, ma solo quando fa comodo
Il calcio è della gente, ma soltanto agli Europei. La Superlega, come già analizzato più volte, non è mai stata una grandissima idea, soprattutto per come è stata proposta al grande pubblico. Gli ultimi movimenti di mercato hanno però evidenziato qualche incongruenza di troppo nella crociata portata avanti dalla UEFA nei confronti dei club ribelli. Da una parte le nazionali che si battono per il titolo europeo, con storie e aneddoti che fanno sorridere e a volte fanno scendere qualche lacrima. Dall’altra il mercato dei Paperoni, con depositi d’oro pronti ad essere svuotati per poter creare dream team stile Fifa o PES. Con una sola ed unica differenza: il magnate di Paperopoli non faceva mai affari a fondo perduto.
Rimanendo sul tema favole, le prime due giornate degli ottavi di finale ci hanno regalato tante storie da poter raccontare. Su tutte quella della Danimarca: qualche sabato eravamo tutti col fiato sospeso davanti al televisore, abbracciati idealmente insieme a Christian Eriksen. Oggi parliamo di una nazionale che gioca sulle ali dell’entusiasmo, forte di un colpo emotivo che un po’ ti cambia la vita. Un po’ tutti tifano la nazionale danese per quanto accaduto e un replay della vittoria del 1992 potrebbe chiudere un cerchio davvero incredibile, magari con lo stesso Eriksen ad esultare insieme ai compagni. O come quella della Repubblica Ceca che batte l’Olanda grazie al gruppo e alla solidità, grazie a quel Patrik Schick tanto bistrattato in Italia.
Ma c’è anche la fantastica favola di Matteo Pessina, un giovane calciatore che a quest’ora doveva essere chissà dove a prendere il sole e a riposarsi dopo un anno assurdo, pieno di fatiche e dolori un po’ per tutti. Roberto Mancini aveva scelto Stefano Sensi, facendo storcere il naso ai 60 milioni di commissari tecnici presenti nel nostro paese. Lecito, non tanto per le caratteristiche dei due giocatori ma per i problemi fisici che avevano tartassato l’interista nell’ultimo anno e mezzo. Pessina era però rimasto a Coverciano a scopo precauzionale e il destino col passare dei giorni ci ha messo lo zampino: niente Europeo per Sensi, c’è l’atalantino nella lista dei 26. Prima il gol con il Galles, indimenticabile dice lui. Poi quello contro l’Austria: sponda di Acerbi da vero bomber d’area, dal nulla si materializza proprio Pessina che controlla e calcia. Secondo gol in due partite, uno discretamente pesante rispetto all’altro. Una storia comune per i tifosi e che piace ai tifosi, un altro racconto da inserire nell’album dei ricordi azzurro. Nonostante qualche incongruenza il calcio nel 2021 sa regalarci ancora qualche piccola emozione.
Nel frattempo si accende il mercato e Achraf Hakimi è a un passo dal vestire la maglia del Paris Saint-Germain (almeno 70 milioni andranno a finire nelle casse nerazzurre). Proprio qui iniziano i dolori, quell’incoerenza che un po’ si scontra con quanto pronunciato dal presidente Ceferin nelle scorse settimane. La Federazione si è sempre mossa per preservare il merito sportivo e non ha mai voluto dare la priorità al denaro. Peccato però che determinate squadre riescano ancora oggi a muovere i fili dell’economia pallonara con parecchie abilità nascoste e qualche sgarbo alla correttezza. Per alcuni la regola del bilancio è soltanto un vizio di forma, per altri una spada di Damocle che ogni 30 giugno rischia di cadere e fare danni incalcolabili. Non servono riforme particolari, ma non si può permettere ad alcuni di spendere senza freni e nel frattempo criticare altri che cercano di trovare un modo per arrivare a un maggiore guadagno. Questo non vuol dire che la Superlega sia la panacea a tutti i mali, anzi. Ma con un filo di coerenza in più i giovani magari potrebbero avvicinarsi di più al calcio senza cercare altrove.
Le storie belle, come abbiamo visto, nel mondo del football non mancano mai. Bisogna solo saperle raccontare nel modo giusto altrimenti la morale spesso viene travisata. D’altronde il calcio è sempre della gente, non soltanto quando fa comodo.