Il calcio della spending review, non per i procuratori. Costi insostenibili
È un calcio, così come un intero mondo industriale, attanagliato dalla crisi dovuta al Covid-19. I club riflettono con le istituzioni al fine di trovare i giusti correttivi che, inevitabilmente, possano salvare la sostenibilità di un settore sempre più in difficoltà. Evidentemente la notte non è così buia per tutti. Nell’edizione odierna de La Repubblica – nella sezione Affari&Finanza – il giornalista Franco Vanni ha dedicato un’interessante quanto approfondita analisi su come, in questa fase così delicata per il calcio, la crisi sembra non aver toccato dei protagonisti del calcio già invisi a gran parte delle tifoserie, così come dell’opinione pubblica: i procuratori.
Viene sottolineato come, nella classifica degli agenti sportivi più potenti sul pianeta, la top-5 sia composta per 3/5 da procuratori operanti nel mondo del pallone. Si tratta di Jonathan Barnett, Jorge Mendes e Mino Raiola. La sola agenzia dell’inglese, nota come ICM Stellar Sports, ha chiuso il 2020 con un giro d’affari per 1,4 miliardi di dollari. 142 milioni di dollari incassati a titolo di commissione, andando addirittura a migliorare i ricavi del 10% rispetto al 2019. L’analisi mette in evidenza gli immensi costi che, l’ambiente dei procuratori, porta ai club così come ai giocatori.
913 milioni di euro. Quanto i club di Serie A hanno versato – nel complesso – ai procuratori dal 2015 al 2020. Le istituzioni calcistiche mondiali, unitamente alle Federazioni nazionali, pianificano una riforma che limiti le spese auree nei confronti degli intermediari sul modello francese. Per tal motivo, i top agenti nel gennaio 2020 si sono intrattenuti in un incontro a Londra dove si è discusso su come contrastare eventuali paletti da parte di FIFA e UEFA. L’analisi ricorda come nel 2016 fu Carlo Ancelotti, ai tempi tecnico del Bayern Monaco, a sollevare il dubbio che fosse stato affidato troppo potere ai procuratori.
Il problema economico non riguarda più soltanto i club, ma anche i calciatori che devono corrispondere ai loro rappresentanti una percentuale del loro salario. Ne sono prova i rinnovi di Skriniar (fino al 2023, ndr) e De Bruyne (fino al 2025, ndr). Non è stato solo il forte attaccamento alla maglia a far sì che, i due giocatori, scegliessero una via di negoziato senza l’ausilio. Entrano in gioco anche costi che, paradossalmente, stanno diventando pesanti per gli stessi atleti. Nel 2019 i calciatori di Serie A hanno versato ben 13,6 milioni ai procuratori. 11,5 nel 2020. I club – nel periodo di crisi – nono sono stati puntuali nel versare le commissioni, portando anche a casi di frizioni legali come quello di Eriksen con l’Inter. Motivo per cui, non senza polemica, tra le 53 categorie beneficiarie del Decreto Ristori, il governo ha inserito anche gli agenti.
Si tratta di un enorme giro d’affari con costi che, allo stato attuale, sta diventando insostenibile specie se si considerano i 4,6 miliardi di euro di indebitamento complessivo dei 20 club di Serie A. Un ‘problema’ che necessità quanto prima di riforme e prese di posizione da parte delle istituzioni e degli stessi club.