Ibra, a Sanremo una presenza senza lampi di classe

Ibra, a Sanremo una presenza senza lampi di classe

(Copyright: SkySport Italia)

Non la prende mai, nonostante i compagni si sbattano per farlo andare in porta, scontrandosi con gli evidenti limiti tecnici di un ruolo non suo. Ecco, se fosse la pagella del lunedì, per la prestazioni di ieri di Ibra sul palco dell’Ariston, attesa più di un  quarto di Europa League, sarebbe difficile andare sopra il 5. Nulla di male, di ospiti impacciati, molto ben pagati e sostanzialmente fuori luogo, a Sanremo, ne sono passati a bizzeffe. Solo che l’attesa per il campione del Milan era davvero tanta, di sicuro più di quella per l’ultima di Renga, relegata, comprensibilmente, ben dopo la mezzanotte.

Alla fine, proprio come Renga, Ibra fa esattamente ciò che si aspetta da lui: interpreta sé stesso. In un improbabile siparietto con il volenteroso Amadeus (voto 7), che si presta alle spacconate dello svedese. che si produce nel ruolo di duro ed onnipotente, personaggio che si è ormai ritagliato da tempo, ma decisamente logoro. E, soprattutto, incapace di strappare più di un sorriso a mezza bocca. Gli mancano i tempi comici, è visibilmente impacciato, e questo ci può stare, ma di certo la kermesse dalla sua presenza non è uscita migliore.

Una presenza superflua, a meno che la prima serata non sia stata solo un modo per rompere il ghiaccio. In attesa, nelle prossime, di pirotecnici sketch e di un Ibra diverso. Ammesso che ci sia ancora qualcosa da dire, dopo le migliaia di interviste rilasciate nell’ultimo anno. Che hanno scandagliato e strizzato ogni goccia della vita e dei segreti e dei pensieri dell’attaccante del Milan. A cui, del resto, non si può chiedere di fare il Fiorello della situazione: sarebbe come chiedere a Leao di trasformarsi in Sheva, o a Max Gazzé lo spelling del testo de “Il farmacista”. A ciascuno il suo. Inteso come ambito. A Ibra, il campo di calcio, alla sorprendente Matilda De Angelis il ruolo di spalla di Amadeus e Fiorello a Sanremo.

Resterà agli annali la scenetta iniziale: “È un onore essere qua, ma è anche un onore per te avermi qua. Normalmente mi sento grande, potente, qua mi sento piccolo, ma sempre più grande e più potente di te”. Velo pietoso sulle regole del Festival dettate da Zlatan. In sostanza, un distillato di Ibra, che domani sera è atteso alla prova canora. Il duetto con l’amico Sinisa Mihajlovic, sulle note di “Io Vagabondo”, ci dirà se quei 250.000 euro spesi dalla Rai (ma si tratta di indiscrezioni) siano stati o meno una follia.