Giovanni Simeone dell’ Hellas Verona si è raccontato al quotidiano sportivo argentino Olé, partendo dal difficile lavoro dell’attaccante nel campionato italiano:
“È molto difficile fare gol in Italia. Quando arrivai per la prima volta qui, nel 2016, mio padre mi disse – vedrai la differenza, segnare in Italia vale il doppio rispetto altrove -. E quanto poteva essere difficile? Mi trovai di fronte al catenaccio. Poi mi sono evoluto e ho iniziato ad adattarmi e a fare progressi come giocatore. Ma è molto difficile, perché tutte le squadre sono molto competitive e divise da pochi punti in classifica”.
Il ritorno nella nazionale argentina:
“Mi sento parte del gruppo, ma come dico io – l’unico certo del posto è Messi, gli altri devono pedalare. Io sono fra questi ed è una cosa che mi motiva. Ho la sensazione che in assenza di Aguero serva un attaccante. Non ho niente da perdere. Quando dico che voglio esserci (in Qatar), è più un augurio. Non mi arrendo facilmente. Se ci sarò, mi farò trovare pronto, altrimenti sarà per la prossima volta. Mi riterrò soddisfatto quando avrò dato tutto fino ad allora“.
Una seconda carriera all’Hellas Verona:
“Sento di essere sulla strada giusta e nel posto perfetto per continuare a migliorare. Ho la sensazione che in tutti questi anni ho sempre cercato modi per migliorarmi e mantenere questo livello. E ora mi rendo conto che mi sto avvicinando a ciò che voglio. Che è segnare con regolarità, avere l’opportunità di ricevere una chiamata da una big e continuare nel mio percorso di crescita. Sono grato ai miei compagni del Verona, alla squadra, per avermi messo in condizione di segnare tanto e riguadagnarmi la Nazionale. L’alchimia del gruppo fa emergere il potenziale di ogni singolo. Abbiamo un’identità non semplice da trovare nel mondo del calcio“.
Gli altri attaccanti che sono per lui fonte d’ispirazione:
“Immobile è un giocatore che mi piace molto, attacca molto bene la profondità e gioca per la squadra. Uno dei migliori, e lo dico da sempre, è Benzema. È attaccante completo, è al Real Madrid da anni e sempre ad alti livelli. Non è semplice da bloccare. E dico pure Lewandowski, per come si muove dentro l’area. È sempre al posto giusto, calamita la palla. Com’è possibile? Ha fiuto, legge tutto e non è un caso ma una virtù. Lautaro Martínez? È un ottimo giocatore. Cresce a vista d’occhio, lo conferma ad ogni partita. Io sono bravo ad attaccare la profondità ma voglio migliorare il mio gioco da dietro, a muovermi meglio senza palla“.