Haaland, Sancho e gli altri candidati al Golden Boy 2020 – 2ª parte
Prosegue il nostro viaggio alla scoperta di tutti i talenti in corsa per la vittoria del Golden Boy 2020. Per questa seconda parte voliamo verso Nord, tra Premier League, Bundesliga e Fußall-Bundesliga, il campionato austriaco.
Phil Foden (Manchester City)
Uno dei migliori prodotti che il vivaio dei Citizens abbia sfornato da molti anni a questa parte. Classe 2000, Foden è un centrocampista offensivo dalle enormi doti tecniche. Praticamente ambidestro, eccezionale nello stretto, può giocare in ogni ruolo dalla metà campo in su. Con la maglia sky blue ha già collezionato 17 gol e 13 assist in 78 presenze. In terra d’Albione è da tempo considerato the next big thing. Un’etichetta che spesso non ha portato bene. Meglio potrebbe fare quella di Pep Guardiola. Per cui è semplicemente “il calciatore più talentuoso che abbia mai allenato”.
Mason Greenwood (Manchester United)
Negli ultimi anni, a Old Trafford si sono bruciati in tanti. Esattamente il contrario di ciò che sta facendo Greenwood. Classe 2001, cresciuto proprio nelle giovanili dei Red Devils e da lì promosso in prima squadra. Nasce punta centrale, ma può ricoprire tutti i ruoli dell’attacco e, per questo, Solskjaer lo impiega spesso da esterno. Ambidestro, veloce, dall’ottima tecnica individuale, dal grande senso del gol e dalla spiccata personalità. Deve ancora un po’ affinarsi, ma le 18 reti e i 6 assist in 57 presenze con lo United fanno decisamente ben sperare.
Callum Hudson-Odoi (Chelsea)
C’è parecchia Italia nella carriera di Hudson-Odoi. Notato già da Antonio Conte ai tempi delle giovanili dei Blues, è stato definitivamente lanciato da Maurizio Sarri, che ha consegnato a Frank Lampard un calciatore già formato. Un classe 2000 veloce, esplosivo e molto tecnico, che può agire sia per vie centrali, muovendosi dietro le punte, sia largo a sinistra, rientrando sul suo destro. Con la maglia del Chelsea ha già collezionato 66 presenze, condite da 9 gol e 11 assist. Un bottino da rimpinguare nei prossimi anni, per avvicinarsi a quell’Eden Hazard cui lui stesso dice di ispirarsi.
Bukayo Saka (Arsenal)
Il settore giovanile dei Gunners è da sempre uno dei più prolifici d’Inghilterra. E anche stavolta sembra aver prodotto un calciatore dalle enormi potenzialità. D’altronde, non si diventa il primo 2001 a esordire in Premier League per caso. Ma niente è accaduto per caso nella giovane carriera di Saka. Neanche la trasformazione da esterno alto a esterno a tutta fascia sulla corsia sinistra, favorita da ottime doti tecniche e fisiche, nonché dalla grande propensione al sacrificio. Anche se è vicino alla porta che dà il meglio di sé, soprattutto in termini di assist, come testimoniano i 12 serviti in 47 presenze con la maglia biancorossa, impreziosite, fin qui, da 5 gol.
Fabio Silva (Wolverhampton)
A inizio settembre ha fatto parecchio scalpore il suo passaggio al Wolverhampton, per oltre 40 milioni. Una cifra decisamente alta, quasi folle, per un classe 2002 con appena una ventina di presenze in Portogallo alle spalle. Cresciuto nel vivaio del Porto (con una breve parentesi ai rivali del Benfica), con la maglia dei Dragões, Fabio Silva ha collezionato 3 gol e 2 assist in 21 presenze. Con i Wolves, finora, è sceso in campo solo 3 volte, senza trovare la via della rete. Ma il portoghese ha ancora tempo per dimostrare le sue qualità da centravanti alla Radamel Falcao: mobilità, velocità, tecnica, buon tiro e innato senso del gol.
Ferran Torres (Manchester City)
Se il Valencia non fosse in smobilitazione, difficilmente si sarebbe “accontentato” di una trentina di milioni per il gioiello più prezioso del suo catalogo. Quel che conta, in ogni caso, è che Torres sia approdato alla corte di Guardiola, dove potrà definitivamente affermarsi. Classe 2000, prodotto proprio del vivaio del Valencia, con la maglia taronja ha messo insieme 97 presenze, 9 gol e 12 assist. In Inghilterra, in 5 apparizioni, è già a 1 gol e 2 assist. Paragonato spesso ad Asensio, è un esterno alto veloce e molto tecnico, che può giocare su entrambe le fasce e si fa notare per il gran dribbling con cui si porta sul destro, suo piede naturale.
Alphonso Davies (Bayern Monaco)
Difficile scrivere qualcosa che non sia già stato scritto su Davies. Per lui, d’altronde, parla il palmarès: 2 campionati tedeschi, 2 Coppe di Germania, 1 Supercoppa di Germania, 1 Champions League e 1 Supercoppa UEFA. E ancora: il più giovane esordiente e marcatore con la Nazionale canadese, nonché il primo nato negli anni Duemila a segnare in una competizione internazionale. Tutto questo a neanche 19 anni. Da un campo profughi del Ghana al Nordamerica, dai Vancouver Whitecaps al tetto d’Europa, da esterno alto a calciatore totale. E ora, chissà, anche il Golden Boy 2020.
Erling Haaland (Borussia Dortmund)
Da un palmares accecante a una serie di numeri. Freddi come lui davanti a tre pali di legno dipinti di bianco. 20 gol in 50 presenze con il Molde, in Svezia; 29 in 27 con il Salisburgo, in Austria; 21 in 23 con il Borussia Dortmund, in Germania; 6 in 7 con la Norvegia, con cui ha esordito poco più di un anno fa. L’ascesa inarrestabile di una micidiale macchina da gol, “forte come un orso e veloce come un cavallo“. Praticamente tutto quello che tocca entra in porta. A poco più di vent’anni, Haaland è già uno dei centravanti più forti del mondo. A fine carriera potrebbe essere uno dei più efficaci mai visti su un campo da calcio.
Jadon Sancho (Borussia Dortmund)
Di lui dice tanto, ma non tutto, il soprannome che gli è stato affibiato: The Rocket. Ma, oltre a essere un razzo, Sancho è un esterno d’attacco moderno e completo, che fa del dribbling e della pericolosità in zona gol le sue armi letali. Cresce nelle giovanili del Manchester City, ma i Citizens non credono abbastanza in lui. Nel 2017 passa quindi ai gialloneri di Dortmund, con cui mette in mostra tutto il suo vasto repertorio di giocate e fa registrare numeri pazzeschi: 35 gol e 45 assist in 102 presenze. Fin qui. Primo classe 2000 a esordire con la Nazionale inglese, con cui ha collezionato 14 presenze e 2 gol. Fin qui.
Dominik Szoboszlai (Salisburgo)
La gloriosa storia calcistica dell’Ungheria, da decenni in declino, potrebbe finalmente arricchirsi di una nuova pagina. E il merito sarebbe tutto di Szoboszlai, classe 2000, centrocampista che definire tale è quasi oltraggioso. Regista, mezzala, trequartista: l’ungherese è questo e molto di più. È imponente ma dotato di un’eleganza e di una classe che lo elevano al di sopra di chiunque gli corra intorno. Prodotto a marchio Red Bull, tra la società satellite del Liefering e il Salisburgo ha già messo insieme 36 gol e 38 assist in 109 presenze. Cui vanno aggiunte le 2 reti segnate in 10 apparizioni in Nazionale. Per tanti, un predestinato. Chissà se anche per il Golden Boy 2020.