La guerra in Ucraina ha sconvolto il mondo, come anche quello del pallone. Sono tanti i giocatori, ucraini, russi e non, ad aver preso deliberatamente posizione contro il conflitto bellico. Nell’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, ne ha parlato anche lo storico ex calciatore Andrij Voronin che, fino all’inizio delle guerra, era il secondo allenatore alla Dinamo Mosca. Incarico poi lasciato al momento dello scoppio del conflitto. Ecco le sue parole.
Sulla decisione di lasciare Mosca
“Una mattina sono stato svegliato prestissimo perché ho iniziato a ricevere chiamate dai miei amici in Ucraina. Mi dicevano che stavano arrivando i russi, che eravamo in guerra. Il giorno prima avevo firmato il rinnovo del mio contratto con la Dinamo, e attorno a me tutto sembrava risplendere. Stavo bene, in un club che mi ha sempre trattato bene, in un Paese nel quale mi sono sempre trovato bene. Quelle chiamate sono state come una doccia fredda: sono stato colpito in faccia dalla realtà. E ho preso una decisione immediata. Ho chiamato il mio agente e gli ho chiesto di parlare con la Dinamo perché volevo lasciare la Russia. Subito. Prima possibile. Mi ha appoggiato e ha iniziato a trattare col club. Ripeto, alla Dinamo e a Mosca ero felicissimo: gran feeling, gran club, squadra di livello Champions, ma per me era impossibile restare a lavorare nel Paese che stava ammazzando la mia gente e distruggendo il mio Paese”.
Sui russi contrari alla guerra
“Milioni di russi sono solidali con l’Ucraina e non vogliono la guerra. Altri però pensano che Putin sia entrato in Ucraina per aiutarci e per liberarci dai nazisti. È una bugia! Non abbiamo nazisti e non vogliamo il suo aiuto. E poi la guerra è nella parte più russo-parlante dell’Ucraina. Noi stiamo difendendo il nostro Paese, ma in Russia non si sentono in guerra al momento, provano a vivere in maniera normale, e anche a giocare a calcio. Per questo il campionato prosegue“.