Dal 2008, anno in cui il Manchester City è passato nelle mani dello sceicco Al Mansour, il mondo del calcio ha avuto spesso a che fare con le follie calcistiche emiratine. Molte delle quali hanno riguardato un reparto per cui mai, prima del Manchester City, si era mai visto spendere così tanto: la difesa. Spese che sono poi letteralmente lievitate a partire dall’estate 2016, quando sulla panchina dei Citizens si è accomodato Pep Guardiola.
Nel giro di quattro anni il club sky blue ha sborsato più di 450 milioni per regalare al tecnico catalano rinforzi importanti per il pacchetto arretrato. Una cifra mostruosa per comprare solamente 10 calciatori. L’ultimo dei quali è Ruben Dias, centrale portoghese in arrivo dal Benfica per 68 milioni di euro, che fanno di lui il difensore più costoso della storia dei Citizens.
Un record che si è rinnovato di anno in anno, di colpo in colpo, di follia in follia. La prima in ordine di tempo fu quella fatta, proprio nell’estate del 2016, per John Stones. Centrale classe ’94 dipinto come uno dei migliori prospetti al mondo, che i Citizens pagarono 55 milioni di euro all’Everton. Tantissimi, si disse un po’ ovunque, per un difensore. Ma era solamente l’inizio. Nella stessa sessione di calciomercato arrivò inoltre Oleksandr Zinchenko, prelevato dall’Ufa per soli 2 milioni. Due colpi “di riscaldamento” per il primo City di Guardiola, che in quella stagione rimase a bocca asciutta di titoli e uscì agli ottavi di Champions League contro il Monaco.
Il mercato della stagione successiva riservò decisamente di più. Per puntellare la difesa, il Manchester City spese oltre 200 milioni di euro, così ripartiti: 65 per la clausola rescissoria di Aymeric Laporte, centrale classe ’94 dell’Athletic Bilbao; 57 a testa per i terzini Benjamin Mendy, classe ’94, e Kyle Walker, classe ’90, rispettivamente da Monaco e Tottenham; e, infine, “appena” 30 per un altro esterno basso, Danilo, classe ’91 dal Real Madrid. Tre acquisti che, con contributi diversi, permisero a Guardiola di alzare al cielo Premier League e Carabao Cup, ma non evitarono l’eliminazione ai quarti di Champions League per mano del Liverpool.
Per contare altre vagonate di milioni spesi dal Manchester City per la difesa occorre saltare la stagione 18/19, quella del Treble casalingo: Premier, Carabao e FA Cup, ma anche di un’altra eliminazione ai quarti di Champions League, stavolta contro il Tottenham. La successiva vide invece i Citizens tornare a scatenarsi sul mercato dei difensori, mettendo a segno il colpo Joao Cancelo. Il 25enne laterale portoghese venne prelevato dalla Juventus per ben 65 milioni di euro, parzialmente ammortizzati dalla partenza di Danilo, che fece il percorso inverso.
12 furono invece i milioni spesi per Angeliño, esterno classe ’97 acquistato dal City nel 2012, venduto al PSV nel 2018, ricomprato dai Citizens nell’estate del 2019 e infine girato al Lipsia a gennaio del 2020. Ma non chiamatele follie. Anche perché, in campo, i Citizens hanno fatto di peggio. Non tanto in patria, dove hanno trionfato in Carabao Cup ma hanno dovuto arrendersi alla strapotenza del Liverpool, quanto in Champions League, malamente estromessi dal Lione nel quarto di finale in gara secca.
Quest’anno, infine, sono stati prima Nathan Ake, prelevato dal Bournemouth per 45 milioni, e poi il già citato Ruben Dias ad aggiungersi alla costosissima difesa del Manchester City. Più di 110 milioni per rafforzare ulteriormente un reparto sulla carta stellare, ma che sul campo ha dato spesso la sensazione di non reggere gli urti improvvisi e la pressione delle competizioni internazionali.
Un fatto che non può certo far piacere alla proprietà, ma anche una costante dell’era Guardiola, ingaggiato nella speranza di compiere il salto di qualità in campo europeo. All’inizio della sua quinta stagione a Manchester, l’immagine del catalano è quella di un tecnico che sfoglia un album di figurine tanto lussuoso quanto, finora, non all’altezza di regalargli quella Coppa dalle grandi orecchie che manca ormai da 9 anni.