Da quando ha lasciato il Barcellona, Pep Guardiola non era più stato capace di raggiungere la finale di Champions League. Prima di ieri sera. Quando, annichilendo nella semifinale di ritorno il PSG, ha spezzato una maledizione lunga dieci anni. Tanto è passato dalla finale del 2011, quando, a Wembley, il suo Barça spazzò via con un netto 3-1 il Manchester United di Sir Alex Ferguson. Conquistando la sua seconda, e sin qui ultima, Champions League. Adesso, la possibilità di riprovarci, con il Manchester City.
Le chance di fare tris sono altissime, perché la squadra costruita in questi cinque anni da Guardiola oggi è una macchina perfetta. Ricca di soluzioni e con un gioco solido e riconoscibile. Lo ha dimostrato una settimana fa, quando è bastata una sostituzione a riprendere in mano le redini di una semifinale che, nel primo tempo, si era messa malissimo. Da quel momento, quattro reti in una partita e mezza, senza subire praticamente mai l’iniziativa del PSG. Chiunque si troverà di fronte, Chelsea o Real Madrid, ha molte meno certezze e punti di forza. All’Atatürk Olimpiyat Stadı di Istanbul, l’allenatore catalano ha quasi il dovere di mettere la ciliegina su una torta perfetta, che in Champions League, sin qui, non ha mai perso: 11 vittorie e un pareggio.
E poi, vincere la terza Champions League proietterebbe Guardiola nell’Olimpo dei grandissimi. In quello dei grandi, del resto, c’è già da tempo. Anche perché, con il Bayern Monaco in tre stagioni è arrivato sempre in semifinale. Un risultato dato per scontato, ma che che scontato non è. Con il City, invece, è stato tutto più complicato, anche in virtù di una dimensione europea inesistente. In questo, Pep ha saputo essere paziente, almeno quanto la proprietà del club, che infatti non manca mai di ringraziare. Vedremo tra tre settimane se saprà chiudere il cerchio. E, soprattutto, se saprà raggiungere quel trio di fenomeni capaci di vincere la Champions League (fu Coppa dei Campioni), per tre volte: Zinedine Zidane (con il Real Madrid nel 2016, 2017 e 2018), Carlo Ancelotti (con il Real Madrid nel 2014 e con il Milan nel 2003 e nel 2007) e Bob Paisley (con il Liverpool nel 1977, 1978 e 1981).