Giuseppe Rossi non ha smesso di rincorrere i sogni: una battaglia contro il destino beffardo
Giuseppe Rossi, detto Pepito, si ritira: a 36 anni dice basta con il calcio giocato. La sua storia è un’epopea sportiva.
“Un viaggio indimenticabile”, così ha definito Giuseppe Rossi la sua avventura nel calcio professionistico. Quello che si presenta come il sogno per antonomasia, per un ragazzo può diventare una corsa a ostacoli. Fare il calciatore per alcuni è come fare l’astronauta: qualcosa che dici, ma non sai mai se potrà avverarsi, per Pepito Rossi è andata così. Ci ha pensato e ripensato, lo ha voluto tanto intensamente, che sacrificio dopo sacrificio, sudore dopo sudore, è successo.
Arriva nel calcio che conta con gli occhi increduli di un bambino al Luna Park e invece al parco giochi ci porta gli altri: i difensori che hanno a che fare con lui, non lo fermava nessuno. Sembrava un predestinato. A mettere fine – perlomeno a provarci – a questo sogno bellissimo ci ha pensato il destino. Tanto benevolo, quanto beffardo: il 26 ottobre 2011 nel corso di Real Madrid-Villarreal il ginocchio fa crack. Rottura del legamento crociato del ginocchio destro: 557 giorni di stop forzato.
Giuseppe Rossi, più forte del destino: la forza di un campione è nelle cicatrici
Una vita che passa tra autodeterminazione e volontà oltre alle cure che servono, ma non fanno nulla se la testa non risponde a dovere. Un anno e sei mesi più tardi rivede il campo con la maglia della Fiorentina: scrive pagine memorabili della sua carriera. Quella che sembrava avergli tolto tutto glielo ridà con gli interessi in una giornata: 20 ottobre 2013, di fronte la Juventus. Pepito si accende e realizza una tripletta che ha dell’incredibile. Da 2-0 a 4-2.
Sembra una favola, che però nasconde un’altra insidia. La sfortuna torna a bussare quando ormai la felicità sembra prendere il sopravvento. Sempre quel ginocchio destro, scricchiola ancora: un contrasto con Rinaudo del Livorno. Siamo nel 2014, quattro mesi di stop più terapie e operazione in artroscopia. Rientra solo nel 2015. Ritrova nuovamente un suo equilibrio e qualche giocata importante fin quando al Celta Vigo, dove si era reinventato nuovamente a fare crack è l’altro legamento crociato anteriore.
La carriera in numeri
Di fronte c’è l’Eibar e un destino che Pepito, purtroppo, già conosce. Sei mesi fuori, svincolato. La sua sembra la parabola delle occasioni perse: la verità è che ci ha provato con tutto sé stesso a dare il massimo e c’è anche riuscito con una parentesi al Genoa – per due volte – e negli Stati Uniti. In tutto questo, quando chiunque altro avrebbe detto basta molto prima, non si è fatto mancare qualche sgambata in azzurro: con la Nazionale Giuseppe Rossi vanta 30 presenze e ben 7 gol.
Considerando tutto quel che ha passato è oro: l’unico rimpianto del campione è non essere riuscito a disputare né Europei e né Mondiali. Si porta a casa, comunque, uno score di tutto rispetto: 363 partite, 132 gol (uno ogni 179 minuti) e 41 assist, per un totale di 22.494 minuti giocati. Nonostante tutto. Dentro quest’avversativa c’è una vita: la sua. Quella in cui si è rialzato quando chiunque altro sarebbe rimasto con il morale (e non solo) a terra: l’esempio di Pepito Rossi è considerare il calcio un viaggio indimenticabile partendo, innanzitutto, dalle fermate.