Uno degli artefici del sogno che culla il Milan di vincere lo scudetto è sicuramente Olivier Giroud. Nessuno, come l’attaccante francese è stato più decisivo in questo momento negli scontri diretti con le diverse concorrenti: due gol che hanno ribaltato il derby (e forse il campionato) contro l’Inter ed uno al Maradona contro il Napoli valso 3 punti pesantissimi. Per Giroud il sogno dello scudetto sta diventando una grande realtà che bisogna continuare a coltivare ancora per otto lunghe giornate. Questo, uno degli spunti, del francese che è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport.
La convocazione con la Francia grazie al Milan: “Se sono qui lo devo alle prestazioni con il Milan, dove mi sono integrato al meglio, ma anche al lavoro quotidiano con il magnifico gruppo di compagni, e con lo staff di Pioli”.
Sulle avversarie: “L’Inter non è affondata e rimane un pericolo come il Napoli e la Juve. Siamo coscienti che lo scudetto sia alla portata, ma bisogna rimanere lucidi, umili, continuare a lavorare duro fino alla fine. Abbiamo
solo delle finali da giocare, le affronteremo al 200 per cento per realizzare il nostro obiettivo che poi è anche un sogno: riportare al Milan lo scudetto, undici anni dopo l’ultimo”.
Dalla Premier alla Serie A: “È vero, da ragazzo seguivo molto l’Arsenal dei francesi, ma tifavo molto il Milan del mio giocatore preferito Shevchenko. Sarei davvero fiero di fare vincere il Milan come lui”.
Sul Milan del 2011 con l’amico Flamini: “C’è una perfetta alchimia trai giocatori di esperienza e i giovani. Vedo gli ingredienti giusti e il giusto equilibrio che mi fa ben sperare. Non nego che allora c’erano grandi star come Ronaldinho, Pirlo, Nesta, Seedorf, Inzaghi. Insomma era il grande Milan ma anche questo Milan ha qualche nome importante e soprattutto molti giovani che fanno ben sperare per il futuro”.
Sul rapporto con Ibra: “Gli ho raccontato che i miei amici mi regalarono la sua maglia del Barcellona. Ci ha riso
un po’ su senza prendermi troppo in giro. Allora ero agli inizi e lui già al top. Mi piaceva per lo stile e la personalità in campo. Sono fiero di poterci lavorare insieme, imparare ogni giorno anche da lui. E ’quasi un fratello maggiore e un elemento molto importante per tutti. Condividiamola stessa voglia e determinazione di andare oltre i limiti e continuare a dare il nostro contributo. Non so se giocherò fino a quarant’anni,
ma voglio rimanere al vertice finché il fisico me lo permette. Mentalmente sono già pronto. Al Milan sto bene, i tifosi mi hanno accolto benissimo, ho sfruttato al meglio questa opportunità ritagliandomi il mio spazio. E’ chiaro che sul medio periodo ho voglia di restare per un altro pò al Milan”.
Un Milan alla francese: “Theo non è una sorpresa, ma è impressionante. Nonè un caso che sia in nazionale. Mike lo
stesso: è il futuro della Francia tra i pali, quando Lloris smetterà. Pierre mi ha sorpreso per la facilità della sua polivalenza, da centrale sta facendo grandi cose. E’ giovane ma dimostra molta maturità. Sono felice per lui, si merita tutto perché lavora duramente”.
Gli insulti razzisti a Maignan: “Purtroppo ci saranno sempre degli imbecilli negli stadi e fuori. E’ difficile combattere il razzismo. Non spetta a me dire che cosa va fatto a livello istituzionale, ma è indispensabile che anche noi giocatori alziamo la voce per continuare a opporsi alle discriminazioni”.
Sul rapporto in nazionale con Mbappè: “In realtà c’è stato molto rumore mediatico per nulla, e lui deve fare quel che gli consiglia il cuore”.
Londra o Milano? “Londra è una città gigantesca cui rimango molto legato, ma Milano ha una dimensione umana che apprezzo. Mi piace la cucina italiana, ho scoperto un buon ristorante sotto casa, lo Zenzero, e ho già visitato il Duomo. La città poi la ammiro anche dalla mia terrazza”.