Gino Strada: l’uomo che combatteva la guerra e amava il calcio

Gino Strada: l’uomo che combatteva la guerra e amava il calcio

Dal profilo Twitter ufficiale di Emergency

Gino Strada: pensare a lui significa pensare a impegno e nobiltà d’animo. Un uomo che ha vissuto dando tutto per gli altri e combattendo il grande cancro del mondo: la guerra. Si è spento nella giornata di oggi, a 73 anni, in Normandia. Instancabile, dal cuore gentile e dalla forza di volontà invidiabile, il fondatore di Emergency lascia oggi un grande vuoto nel cuore delle persone, soprattutto di quelle che l’hanno conosciuto. Nel corso della sua vita è approdato nei posti del mondo dove accadono cose che, difficilmente, la maggior parte di noi riuscirebbe a digerire. Pakistan, Etiopia, Thailandia, Afghanistan, Perù, Gibuti, Somalia, Bosnia: dal 1994, questa vita in movimento non si è più fermata. Solo in alcuni momenti la sua missione è stata intervallata dalla concessione di qualche partita di calcio: quello vero e bello che può e deve portare serenità nell’animo.

Gino Strada: l’uomo che voleva salvare uomini, donne e bambini dalle ferite dell’animo e del corpo.

Gino Strada nasce a Sesto San Giovanni nel 1948, in un ambiente cattolico ed è già in questo mondo che inizia a dimostrare di avere un carattere forte. Un carattere che va contro corrente, lottando per ciò che è più giusto per la società e per l’animale sociale vive in essa. Durante l’università, infatti, decide di aderire alla corrente comunista ed è uno tra gli attivisti più attivi del Movimento Studentesco. E così, tra una lotta e l’altra, diventa dottore in Medicina e Chirurgia presso l’Università Statale di Milano nel 1978. Si specializza poi in Chirurgia d’Urgenza: l’obiettivo principale è fondare qualcosa che possa aiutare chi ne ha bisogno, ma bisogno davvero. Insieme ad altri colleghi crea perciò il mondo di Emergency, un’associazione umanitaria internazionale, volta a riabilitare le vittime di guerra e delle mine antiuomo.

Le esperienze nei luoghi dimenticati della terra e il ristoro per la mente, trovato nelle partite dell’Inter, a San Siro.

Ha combattuto contro l’ingiustizia di un mondo in cui, teoricamente, dovremmo essere tutti uguali. Eppure così non è, perché ci sono posti dimenticati dai più e ricordati da solo da coloro che vogliono applicare a tutti i costi la legge del più forte. Mentre combatteva quel tipo di mentalità brutale, il medico di Milano trovava ristoro in qualcosa che dovrebbe portare il sorriso sul viso della gente: nelle partite di calcio, in particolare della sua Inter a San Siro. Quando poteva permettersi di staccare la spina e condurre per qualche ora una vita ‘normale’, infatti,  il tifo ‘sano’ebello‘ per i colori nerazzurri prevaleva su tutto il resto. Correva l’anno 2002 quando, mentre lottava letteralmente sotto le bombe in Afghanistan, dichiarò ai canali ufficiali dell’Inter: “Meglio parlare delle cose belle che danno serenità. L’Inter è una di queste. La cosa che mi piace è scoprire il vero entusiasmo di questo gruppo. Vederlo in campo. Intuirlo nelle fasi difficili di una partita”. Il club nerazzurro perciò gli ha voluto dedicare il proprio pensiero, piangendo il grande uomo che è stato.

Gino Strada ha dimostrato quanto l’assonanza calcio-guerra possa essere impropria.

Winston Churchill un giorno disse: “Gli italiani perdono le partite di calcio come fossero guerre e perdono le guerre come fossero partite di calcio“. Un’affermazione che può sembrare banale, ma che banale non lo è per nulla. Paragonare il calcio alla guerra, per il tifoso, appare a volte quasi spontaneo. Lo si fa spesso senza neanche accorgersene, anche e soprattutto al giorno d’oggi. Ma questo non è il tifo sano, non è il ‘calcio come una cosa bella‘ a cui pensava Gino Strada. La guerra in Afghanistan, combattuta proprio mentre definiva l’Inter come “una cosa che dà serenità“, è forse quella contro cui l’attivista si è più esposto nel corso degli anni, andando anche contro governi e autorità. Contro i cosiddetti ‘potenti della terra‘. Una guerra che può far comprendere, a fondo, che un conflitto che miete vittime innocenti non potrà mai, nella maniera più assoluta, essere paragonato a una partita di calcio. Perché il calcio è qualcosa che deve portare gioia, serenità, competitività sì ma sana. La guerra, invece, è un concetto che dev’essere quanto più possibile arginato dalla mentalità umana, oggi anche nel nome e nel ricordo di Gino Strada. Come lui stesso avrebbe voluto.