Gattuso, la “vendetta” di Ringhio: cos’è successo a Valencia
Quel sorriso appena accennato, la faccia scavata dal viaggio e gli occhi pieni di curiosità. Quando Gennaro Gattuso è arrivato a Valencia aveva tanta voglia di fare ma anche la paura di un salto nel buio. Gli ultimi anni da allenatore per l’ex Milan non sono stati una passeggiata: la parentesi a Napoli, un andirivieni di pretese e aspettative, una Coppa Italia nel mezzo e il sogno Champions accarezzato. Il Covid – nella fase più acuta – gli infortuni e i problemi di formazione.
Poi l’ipotesi Fiorentina: problemi anche lì, accordi che non arrivano, conti che (forse) non tornano. Allora a tornare – indietro – è lui. Senza sistemazione, a guardare gli altri, in Italia e all’estero, per un po’. Alla fine la chiamata dalla Spagna come un mantra salvifico: Gattuso viene accolto come l’italiano con esperienza. Fisico rinnovato, dieta iniziata – come dichiara ai microfoni dei giornalisti: “Niente paella para mì” – e le corde vocali tirate al massimo. I frutti si vedono in allenamento: le clip su DAZN mostrano un allenatore verace (quello lo è sempre stato) ma anche desideroso di mostrare che non è finita. Il meglio deve ancora venire, per lui, alla faccia di chi non ha saputo e voluto capirlo.
Gattuso, il flamenco del riscatto: l’ex Milan fa ballare la Dea
In Spagna c’è l’aria perenne da corrida: lui, però, non è un dilettante allo sbaraglio. Pronto a sventolare il drappo rosso davanti all’orda di critici determinati a piazzare la parola “fine” prima del tempo. Gattuso ha il compito – difficile e possibile – di far ricredere gli scettici: poche parole, fatti e risultati. Tre punti che stanno dando i loro frutti. Chiedere a Gasperini, il primo a fare le spese del nuovo mantra di Rino: il trofeo Naranja vede gli spagnoli trionfare. Sgambetto alla Dea che, fino a prova contraria, è ancora una delle migliori forze del campionato italiano. Bestia nera per molti, non per Gennaro che è arrivato pronto all’appuntamento.
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Lo aspettava e ne avrà tanti altri, in cui si dovrà dire e pensare la stessa cosa: “Chi l’avrebbe mai detto?”. Un uomo – come tanti, nel calcio e non solo – che per farsi apprezzare in panchina è dovuto andare all’estero. Nessuno è profeta in patria: specialmente se quella patria è l’Italia dove sono tutti allenatori e, spesso, chi lo fa di mestiere deve beccarsi oneri e onori del fardello di critiche. Gattuso si è stancato di portare lo zainetto: ha cambiato rotta, riprogrammato i radar, aspettando che i suoi detrattori tornino a parlare. Trasformare i fischi in applausi è materia per campioni: l’ex centrocampista quella stoffa lì ce l’ha ancora. Prima era sotto una maglietta, ora è nel taschino di una giacca ma non smette di calzare a pennello.