Gasperini si racconta: “Mi hanno cercato l’Italia e la Juve. Ilicic poteva vincere il Pallone d’Oro”

Gasperini, la lunga intervista a RDS

Gasperini, la lunga intervista a RDS (Getty Images) - calcioinpillole.com

Lunga e dettagliata intervista di Gian Piero Gasperini a RDS. L’allenatore dell’Atalanta si è raccontato tra passato, presente e futuro. Le sue parole.

Gian Piero Gasperini ha rivelato cruciali retroscena e aneddoti del passato ai microfoni di RDS, durante la trasmissione Radio Serie A. Parole sorprendenti quelle del mister dell’Atalanta.

Gasperini, tra Atalanta e Scudetto

Atalanta: “La mia storia con l’Atalanta è meravigliosa, spero duri ancora a lungo, abbiamo raggiunto una dimensione importante. Questo è il mio ottavo anno, in Italia sono l’allenatore più longevo. Sono cambiati gli obiettivi nel corso degli anni, le difficoltà sono aumentate. Difficile sopportarmi? Il calcio è una materia di confronto, non sempre si è d’accordo, ma si possono creare delle basi per crescere e migliorare. Abbiamo diversi confronti, ma qui ho trovato una proprietà fantastica che mi ha sempre lasciato lavorare nel modo migliore. Quanto ho fatto guadagnare all’Atalanta? Non ho mai fatto il conto, ci sono stati tanti giocatori ceduti a grandi cifre. 500 punti nella mia gestione? Sono tanti, soprattutto per una società che per tantissimi anni non aveva superato i 50 punti in campionato. Quando sono arrivato c’era una squadra composta da tanti giovani che non trovavano spazio. Di questi sono stati venduti poi Caldara alla Juventus, Gagliardini e Bastoni all’Inter, Kessie e Conti al Milan. Questo già al primo anno, poi c’è stata un’evoluzione di alcuni giocatori che sono rimasti qua per tanti anni: basti pensare a Toloi e De Roon e ci si può rendere conto di quanto siano migliorati a livello di rendimento”.

Ilicic: “A un certo punto lui ha cominciato ad avere dei sintomi, non stava bene. Lì si è completamente isolato e non sopportava il fatto di non poter tornare a casa, soffriva la lontananza dalla famiglia. Da quel momento ha avuto delle difficoltà, noi gli siamo sempre stati vicino. Ricordo la partita di Valencia, dove fece quattro gol: era tra i migliori giocatori in Europa, avrebbe potuto vincere il Pallone d’oro. Quando dovevamo andare a Lisbona contro il PSG, la settimana prima ero andato a trovarlo in una clinica: aveva perso 10-12 kg…”.

Scudetto: “Io faccio sempre valutazioni tecniche. L’Atalanta viaggiava sui 40-50 punti di media, di colpo ha avuto un’evoluzione e i punti sono diventati più di 70. Per arrivare a vincere lo scudetto ne servono più di 80 probabilmente: non ci siamo ancora riusciti. Per noi, il traguardo possibile era la vittoria della Coppa Italia: l’abbiamo sfiorata due volte. Tutte le altre competizioni sono difficili da vincere perché c’è una grande disparità tra le squadre: le big hanno risorse enormi in tutti i campionati. Le disparità economiche sono notevoli, i profitti maggiori arrivano dai diritti televisivi che però non sono divisi in maniera equa. L’Atalanta non può avere un miliardo di debiti, altre società se lo possono permettere. Noi siamo riusciti a essere competitivi perché i nostri dirigenti sono stati dei fenomeni a realizzare delle cessioni impensabili”.

Gasperini, passato e futuro in panchina

Italia: “Sì, c’è stato un momento in cui ero stato contattato da Marcello Lippi, ma poi fu scelto Ventura. Io mi sento più pronto per una squadra di club, anche se alla Nazionale non diresti mai di no”.

Juve: “Anni fa, quando ero ancora al Genoa, c’è stato un momento in cui sono stato vicino alla panchina bianconera. Erano altri dirigenti, non ho più avuto contatti diretti con la Juventus”.

Per sempre Atalanta?: “Se questo è l’ottavo anno, è già un bel pezzo di vita. Non lo so, sono i risultati che determinano. La riconoscenza reciproca sarà a vita, quello sì. Quando smetterò? Non ci ho ancora pensato, mi piace allenare e stare in campo, sperimentando sempre. Continuerò fino a quando tutto questo sarà possibile”.

Papu Gomez: “Mi dispiace umanamente. In questi casi bisogna essere molto severi, ma nel calcio i casi di doping sono dovuti a incuria, raramente con la volontà di alterare le prestazioni. Quello che è successo a lui è brutto, mi dispiace perché era appena tornato in Italia e poteva fare qualcosa di buono. Lui è andato via senza salutare, spero che ci sia la possibilità, prima o poi, che possa tornare a Bergamo per avere un saluto come è giusto che sia”.