Gianpiero Gasperini sta diventando sempre più un allenatore europeo e a dimostrarlo non sono soltanto i numeri. La sua Atalanta molto probabilmente centrerà per il terzo anno di fila la qualificazione in Champions League anche se la volata finale è tiratissima con quattro squadre in lizza per tre posti. Il Gasp però dalla sua ha due fattori: gli uomini in formissima e la sua capacità di cambiare assetto. Vediamo i motivi.
L’abilità di Gasperini in questi anni all’Atalanta è stata sicuramente quella di forgiare e far esplodere giocatori su giocatori: Kessie (ora al Milan), Gagliardini (ora all’Inter), Mancini e Cristante (ora alla Roma), insomma, tanti talenti che hanno poi fatto fortune (o quasi) altrove. Ovviamente pagati a peso d’oro per strapparli alla Dea. E da questi ricavi il Gasp e Percassi sono andati a caccia di nuovi talenti da far emergere: Gosens era uno sconosciuto prima dell’Atalanta arrivato dall’Heracles per 1 mln di euro; Malinovskyi era forse quello più conosciuto dei tanti arrivati in nerazzurro ma anche lui non conosceva il campionato italiano e ci ha messo un po’ ad esplodere. E qui è stato bravo Gasperini ad aspettarlo, limarlo, farlo crescere per poi metterlo al centro del progetto e questo è stato l’anno della consacrazione: 34 partite in serie A, 7 gol e 11 assist.
Un’altra scommessa vinta da Gasperini è quella di Luis Muriel. Il colombiano ha da sempre fatto della discontinuità la sua caratteristica migliore ma in questi due anni a Bergamo il Gasp l’ha cambiato facendo crescere mentalmente. In due anni sono arrivati 45 gol in 86 partite dimostrando come il salto di qualità (a livello psicologico) ci sia stato eccome. Le qualità tecniche nessuno gliele ha mai messe in dubbio ma se queste si vedevano a sprazzi squadre come Fiorentina e Sampdoria lo avevano lasciato andare.
Ma dai singoli poi il Gasp ha dovuto forgiare una squadra che si sposasse perfettamente con le loro qualità. Ed ecco come, per la prima volta in maniera costante da quando è all’Atalanta, Gasperini ha anche cambiato modulo passando dalla difesa a tre a quella a quattro. I giocatori per farlo li ha con difensori abili a giocare sia da centrali sia da terzini in caso di emergenza (Hateboer è stato fuori per molto tempo) ma anche centrocampisti (De Roon, Freuler e Pessina) bravi a coprire il peso specifico dell’attacco.
Il salto di qualità dunque non c’è stato solo da parte della squadra ma anche da parte di un tecnico che ha sempre fatto della difesa a tre il suo marchio di fabbrica. Ma d’altronde, più si invecchia, più si matura e più L’si impara. E Gasperini questo sembra averlo appreso alla grande.