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Frank Lampard, il figliol prodigo bruciato da Abramovich

Dell’esonero di Frank Lampard colpiscono tanto aspetti. Il primo riguarda il momento, ossia dopo una vittoria, seppure in FA Cup e contro il poco quotato Luton. Il secondo, il contesto, perché in un’epoca in cui la pandemia ha contratto la capacità di spesa di quasi tutti i grandi club, un cambio di allenatore è comunque una spesa. Il terzo, le tempistiche, perché in fin dei conti Frank Lampard era solo a metà della sua seconda stagione alla guida del Chelsea. Certo, le aspettative, dopo la campagna acquisti estiva, che ha portato a Londra, a peso d’oro, i vari Havertz, Werner, Chilwell, Ziyech, Mendy, erano ben più alte di così. Ma è anche vero che per trovare l’amalgama, specie con così tanti giovani arrivati da campionati diversi, ci vuole tempo.

Quello che, volando idealmente da Londra a Manchester, i vertici dello United hanno garantito a Solskjaer. Il norvegese, qualche mese fa, aveva più di un piede fuori da Old Trafford. Forte della fiducia dello spogliatoio e della presidenza, giornata dopo giornata è stato bravo a tirare le fila di una squadra ricca di talento, trovando una quadratura ed una continuità che, dal dopo Ferguson, non si erano più viste. Certo, il calo verticale del Chelsea di Frank Lampard è ben più preoccupante. Nelle ultime cinque di Premier League ha messo insieme la miseria di 4 punti, scivolando al nono posto, con un solo punto sul Southampton, che ha ancora una partita da recuperare. Poco meglio del Liverpool, che però ha tutt’altre certezze, e tutt’altra classifica.

A Frank Lampard, essenzialmente, si imputa la lentezza dell’inserimento e dell’adattamento degli acquisti estivi. Che, nelle logiche del club, avrebbero dovuto garantire sin da subito un apporto ben diverso. E, di conseguenza, una classifica decisamente più interessante. Tutta colpa di Lampard? Difficile dirlo, probabilmente no. Di certo, gli attestati di stima che sono arrivati – via social e sui giornali – dai suoi colleghi e dai suoi calciatori, la dicono lunga sulla miopia della dirigenza Blues. Che, dopo un anno e mezzo, ha messo alla porta uno dei più grandi calciatori della storia. Senza concedergli neanche il tempo di salutare la squadra. Vedremo se la scelta si rivelerà giusta, di certo è in linea con lo stile Chelsea, che pretende da tutti risultati in tempi certi. Mourinho docet, Sarri e Conte possono confermare.

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Published by
Piermichele Capulli