Nella 10a giornata di Serie A ci saranno anche Roma e Sassuolo a darsi battaglia in quello che si prospetta uno dei match più divertenti di questo turno.
Contro ci saranno due squadre ben organizzate e molto predisposte al gioco offensivo. Fin qui entrambe hanno sorpreso collezionando diversi ottimi risultati: la Roma è al sesto posto con 17 punti conquistati dopo 9 giornate (al pari merito con Napoli e Juventus). Il Sassuolo invece è addirittura terzo in classifica con 18 punti al fianco dell’Inter.
I giallorossi hanno perso la loro prima partita in Serie A domenica scorsa contro il Napoli con un sonoro 4-0, stesso discorso per il Sassuolo reduce da una batosta con l’Inter (0-3 al Mapei Stadium). Entrambe vogliono reagire subito naturalmente e saranno pronte a dare battaglia all’Olimpico, sempre seguendo la propria natura.
Sotto questo aspetto, quello inerente ai concetti di base, Fonseca e De Zerbi sono molto simili: entrambi comprendono il gioco del calcio come un qualcosa che deve essere intrapreso con coraggio e con aggressività, quest’ultima improntata verso il pallone più che verso gli avversari. Un gioco offensivo dotato del classico mantra: “L’importante è segnare un gol in più”.
Le idee sono simili ma la struttura è totalmente diversa: il concetto sopra espresso descrive a pieno la mentalità di Paulo Fonseca. Il tecnico portoghese chiede specialmente coraggio ai propri uomini. L’ex Shakhtar esige di vedere una squadra brillante e spumeggiante, non attentissima alla fase difensiva ma lucida nelle uscite palla al piede. Il possesso è un ingrediente principale (così come nel calcio di De Zerbi) ma organizzato in maniera diversa rispetto alle altre squadre di Serie A: il gioco deve essere verticale e deve passare sempre dai piedi dei centrocampisti.
Individualmente tutti sono dotati di grande qualità alla Roma dalla cintola del centrocampo in sù. Basti pensare che i due mediani potrebbero fare tranquillamente gli interni di qualità (Pellegrini e Veretout). Parliamo di giocatori completi ma soprattutto tecnici: la fisicità è poca e lo notiamo soprattutto in Mkhitaryan e Pedro. Il loro compito si basa sul trovare linee di passaggio libere anche con la collaborazione dei compagni (Mkhitaryan che va in mezzo al campo quando Spinazzola si alza, o che lavora tra le linee quando l’ex Juventus si abbassa): il calcio di Fonseca non è metodico ma è sicuramente ben strutturato, con un pensiero di fondo ben preciso che si basa sulla ricerca estetica del gol e non solo sull’efficacia.
De Zerbi invece si appoggia soprattuto alla coralità rendendo tutti partecipi: tra i neroverdi la qualità è ovviamente al primo posto come in casa Roma. In questo caso la forza è la duttilità dei calciatori, la capacità di essere camaleontici e di adattarsi all’avversario senza però mai perdere la propria natura e abbandonare i propri principi. Fino alla mediana il Sassuolo gioca basandosi sul classico Tiki-Taka simil Guardiola (orizzontalmente ma non solo) in fase difensiva per poi lasciare tutto nei piedi dell’imprevedibilità dei propri trequartisti. La bravura del Sassuolo sta nella lettura di come gli avversari ti vengono a pressare: se ti danno l’occasione di giocare da dietro il Sassuolo costruisce dal basso provando a creare superiorità numerica, se gli avversari vengono a prenderti alti allora si cerca la giocata verticale.
Dai 20/25 metri in poi nulla è deciso: Boga, Djuricic e Berardi cambiano sempre la giocata. Possono accentrarsi, andare sull’esterno, scambiare con uno-due veloci o tirare dalla distanza: i fantasisti di De Zerbi sono completi e hanno la capacità di fare tutto, soprattutto perchè sono poi supportati da calciatori come Locatelli e Lopez, centrocampisti completi e dotati di grandissima qualità e visione di gioco. Inoltre, specialmente in questa stagione, De Zerbi ha migliorato anche la fase difensiva, dando maggiore compattezza con il possesso palla, tenendo sempre il pallino del gioco in mano ed impedendo agli avversari di sorprendere i propri giocatori con delle imbucate (in campionato sono 12 i gol subiti)
Dunque è facile trovare delle similitudini, ma è semplice capire anche le differenze: per ultimo ci siamo conservati quello che è forse l’emblema più evidente dell’idea di gioco dei due allenatori. Parliamo di Edin Dzeko e di Francesco Caputo, dunque dei due centravanti.
Per Fonseca l’attaccante deve venire a legare gioco, far salire la squadra e premiare gli inserimenti dei propri fantasisti. Dzeko è uno dei migliori al mondo a farlo, ma per questo motivo si è andati su Borja Mayoral nel ruolo di vice, un giocatore simile e con queste caratteristiche. Il ruolo di realizzatore non è ciò che interessa maggiormente a Fonseca che, come abbiamo detto prima, tiene molto all’estetica e al come ci si arriva al gol. Nel segnare la prima punta è determinante per il lavoro che fa e non per il semplice atto del gol.
Nel gioco di De Zerbi invece il centravanti deve giocare in profondità: Caputo si infila negli spazi, portando via l’uomo e lasciando campo ai fantasisti che agiscono alle proprie spalle. Come potrete capire, il concetto è lo stesso e si basa sul lasciare spazio agli uomini di qualità alle spalle della punta, ma ciò avviene in maniera totalmente diversa. Inoltre il centravanti di De Zerbi deve essere spesso e volentieri imbeccato con passaggi filtranti, cercato quasi sempre davanti alla porta in modo da avvantaggiarlo quando si tratta di segnare e in questo Caputo ha fin qui fatto benissimo.
Roma-Sassuolo sarà bella anche per questo motivo, perchè contro ci saranno due allenatori con idee simili ma con strutture ben diverse.