Fiorentina, Iachini è appeso a un filo
La Fiorentina, nelle prime sei uscite stagionali, ha messo insieme 7 punti. Un bottino magro, insufficiente, ma non così disastroso come suggeriscono le tante e insistenti voci che arrivano da Firenze. Un anno fa, i viola avevano appena un punto in più, e in panchina c’era il confermatissimo Vincenzo Montella. Oggi, Beppe Iachini, chiamato da Commisso a risollevare le sorti della Fiorentina meno di un anno fa, durante la sosta natalizia che, sotto l’albero di Montella, portò un esonero ampiamente annunciato.
Poco più di dieci mesi dopo, il credito che l’ambiente e la società hanno accordato a Iachini sembra essersi esaurito. E non è tanto una questione di risultati, comunque deludenti, quanto di dimensione e prospettiva. Che non fosse un allenatore da grande squadra lo dice il curriculum, ma non è detto che non si possa diventare grandi anche in età avanzata. Magari insieme alla squadra che si porta nel cuore da decenni. Solo che, a certi livelli, il cuore non basta, così come non basta la prestazione di ieri sera all’Olimpico contro la Roma.
Specie per come è arrivata. Viola senza idee, messi male in campo, con Callejon e Ribéry in un attacco privo di centravanti. E non perché la Fiorentina fosse in emergenza, ma per scelta, coraggiosa, fantasiosa e alla fine sconsiderata, del suo allenatore. E poco hanno cambiato gli innesti del secondo tempo, quando Iachini ha inserito uno dopo l’altro l’intera batteria di attaccanti puri: Vlahovic, Kouamé e Cutrone. Alla fine, si conterà un tiro verso la porta difesa da Mirante, e zero occasioni da rete.
Una partita storta può capitare, due anche, così come un errore di valutazione, ma l’idea che ha dato Iachini nel post gara, è quella di un allenatore che non ha più il controllo della squadra. Né la giusta lucidità. Perché questo organico, ne è convinto Rocco Commisso, e non è un azzardo dirlo, vale qualcosa di più. Specie sul piano delle prestazioni. In città, da giorni e giorni prende corpo e forma l’ipotesi di un clamoroso approdo di Maurizio Sarri, svincolatosi dalla Juventus. Sarebbe un’opzione gradita a molti, capace di risollevare dal torpore una piazza che ha voglia di rivalsa, specie dopo la cessione di Federico Chiesa alla fine del calciomercato.
Intanto, in vista c’è l’impegno con il Parma, decisivo per le sorti di Iachini che, clamorosamente, potrebbe saltare anche prima. In quel caso, Alberto Aquilani, che Pradè avrebbe voluto già alla guida della prima squadra alla fine della scorsa stagione, traghetterebbe la prima squadra verso il nuovo ciclo. Che difficilmente, però, vedrà al timone l’attuale allenatore della Primavera: il sogno, come detto, è Sarri, ma occhio a D’Aversa. Sarri, al di là di un contratto pesante, ha bisogno di garanzie, tecniche ed economiche, e allora chissà che a Firenze non arrivi l’ex Parma, ipotesi meno affascinante, ma più facilmente percorribile.