Il Senior Football Advisor della FIFA, Youri Djorkaeff, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, in cui non solo ha parlato dei Mondiali di Qatar, ma anche delle questioni politiche associate al calcio. Ecco le sue dichiarazioni.
Sulla Francia
“Francia favorita ai Mondiali? No, se c’è il Brasile. Forse può essere favorita perché i giocatori sono uniti. E poi c’è una cosa che ha solo la Francia, l’attacco alla profondità. Gli altri giocano sempre sui piedi”.
Su Giroud
“Merito di Giroud? Olivier ha cominciato al Grenoble, come me. Quando è arrivato a Milano, mi ha scritto per un consiglio sulla città. Gli ho detto che andava tutto bene, ma aveva sbagliato squadra”.
Sul lavoro con infantino
“Sono sempre con lui, il suo consigliere per il calcio. Se viaggia per incontrare una Federazione o un capo di Stato, ci sono. Capita di trovarci a ragionare di fuorigioco alle 2 del mattino. Infantino è aperto e nella casa della Fifa un ex calciatore che ha giocato in Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti può servire”.
Sulle fasce arcobaleno
“Errore vietarle? È delicato quando la politica entra nello sport. Molta gente vuole far passare un suo messaggio ma il calcio porta valori propri. Se cominciassimo a dare spazio a due-tre messaggi finiremmo per limitare i valori dello sport”. Sul perché è stato impedito di mostrare in tribuna una maglia con il nome di Mahsa Amini, uccisa perché indossava male il velo: “Stesso motivo. Dare spazio a un messaggio nello stadio limiterebbe i valori dello sport. È importante che i giocatori si impegnino a portare un messaggio prima e dopo le partite, ma la partita deve essere un terreno neutro, dedicata ai valori dello sport. Un messaggio politico è meglio che non stia in uno stadio”.
Sul Mondiale del 2030
“In Europa, in Cina, in Sudamerica. Tutto è possibile. A me affascina una soluzione come Marocco-Tunisia-Algeria unite”.
Sulle prossime frontiere calcistiche
“Ci sono nazioni come l’India che vogliono venire incontro al calcio. Noi abbiamo cominciato a promuovere un programma, Football for Schools, che abbiamo portato in India. Al Mondiale 2030? Sì, possibile. È importante dare una mano a Paesi che possono aiutare il calcio a crescere”.