Festival dello Sport, Marotta: “Lo scudetto una liberazione, rimpianto Haaland”

Festival dello Sport, Marotta: “Lo scudetto una liberazione, rimpianto Haaland”

Photo by Vincenzo Lombardo/Getty Images, via OneFootball

Beppe Marotta ha parlato questa sera al Festival dello Sport di Trento. Il dirigente interista ha fatto il punto sulla situazione dell’Inter e del calcio italiano, focalizzandosi su come avere un progetto e delle idee chiare sia stato fondamentale per non perdersi nel momento di difficoltà.

La prima domanda non può prescindere dal grande traguardo raggiunto la scorsa stagione, lo scudetto: Il titolo mancava da tanti anni, è stata una vera e propria liberazione. Molto lo abbiamo capito quando abbiamo battuto la Juventus ad inizio stagione, prendendo la consapevolezza che potevamo recitare un ruolo da protagonisti poi siamo stati sempre sul pezzo”.

Dopo la festa, ecco però le difficoltà. Tante son state le insidie economiche che l’Inter ha dovuto affrontare nel periodo estivo: “Abbiamo dovuto impattare un momento particolare, ma cionostante siamo riusciti a mantenerci concentrati sul nostro progetto. Proprio avere il progetto è stato importante per noi, ha detto Marotta.

Interrogato su come sia stato possibile riuscire ad affrontare le difficoltà economiche che hanno coinvolto l’Inter e il calcio italiano in generale:Marchionne diceva che un manager deve saper scegliere valori e uomini con cui lavorare. Se tu hai questa possibilità, quando incontri le difficoltà riesci a superarle indipendentemente dal lato economico”.

In questo avvio di campionato due squadre son partite molto bene, oltre ai nerazzurri: il Napoli e il Milan: “Temo le squadre che hanno la cultura della vittoria, Juventus e Milan. Il Napoli ha iniziato alla grande ma vincere è un grande aiuto in termini di esperienza, e devi saper cogliere tutti gli aspetti complementari, dalla qualità dei terreni sino a fisioterapisti, magazzinieri e tanti piccoli dettagli che concorrono alla vittoria.

Uno dei primi casi che Marotta ha dovuto affrontare al suo approdo all’Inter è stato l’affaire Icardi: “Icardi era un grande talento ma ha avuto responsabilità quando forse non era ancora pronto. Le scelte (riguardo a lui e Nainggolan, ndr) son state fatte su situazioni differenti. Quando avvii un percorso devi aver visione precisa su responsabilità, disciplina e professionalità. Questi sono i valori su cui si fonda una vittoria.

Marotta specifica poi quali sono gli obiettivi dell’Inter nel breve periodo: “La missione che abbiamo oggi è quella di regalare ai tifosi la seconda stella, e sulla scia del nostro progetto arrivare a vincere il ventesimo scudetto”.

Un ricordo speciale è stato quello lagunare, per l’ad nerazzurro: “Vincere a Venezia vuol dire attraversare su un bucintoro il Canal Grande, abitare nelle Carampane del Fosco, attraversare Rialto per andare in sede. Dovevamo prendere Orlandini dal Parma, poi al casello Tanzi aveva fatto lo scambio con Giusti e si era accordato con Galliani. In difficoltà, chiamai un collega che mi consigliò Recoba: andai da Mazzola e riuscii a chiuderne il prestito. E Recoba ci portò alla salvezza.

Ernesto Pellegrini già nell’82 voleva portarmi all’Inter; aveva bisogno di un profilo giovane con le mie caratteristiche, ma se fossi arrivato all’Inter in quel momento, a 25 anni, mi sarei bruciato. Non avevo l’esperienza e le conoscenze di oggi, in cui ci sono arrivato dopo un grande percorso partito dalla provincia”.

Un pensiero in particolare a un rimpianto di mercato: Il mio ultimo rimpianto è stato non prendere Haaland alla Juventus. A volte bisogna aver la forza di andare in extra-budget, con creatività finanziaria. Quell’anno potevamo prenderlo a davvero poco, ma non abbiamo affondato”.

Un momento particolare nella carriera juventina di Marotta è stata la trattativa che ha portato a Torino Cristiano Ronaldo: “Egoisticamente Cristiano Ronaldo è un grande professionista e non puoi non volerlo in squadra. Però razionalmente devi saperlo collocare un campione così dentro alla tua squadra, e tante son le variabili su cui avevo preso valutazioni differenti.

“Evra ha portato a Torino una mentalità vincente. Tanti campioni aiutano a creare l’abitudine alla vittoria, e alla Juventus avevamo Buffon e Khedira solo per fare due nomi, campioni del mondo con Italia e Germania. Pogba è stato un merito del mio team: io so fare sintesi finali, ma ho un team dietro che lavora al mio fianco e mi porta poi i dati per le decisioni finali. Prenderlo a zero e restituirlo alla stessa squadra per 110 milioni è un caso unico al mondo. Barella è colonna dell’Inter e della Nazionale, abbiamo tanta fiducia in lui”.

“L’attaccante più difficile da prendere è stato Dybala alla Juventus. Ci siamo riusciti grazie al bel rapporto con Zamparini. C’è stato un momento in cui lo stavamo seguendo con l’Inter: quando si ventilava di negoziare uno scambio con Icardi. Lì c’è stata la possibilità“. In tema di attaccanti, menzione particolare spetta a Lautaro Martinez: “Sarà un perno del mix che vogliamo fare fra giovani ed esperti. Averlo ci da la possibilità di guardare con grande ottimismo al futuro.

Clausola finale sul futuro prossimo dell’Inter: “Siamo stati messi un po’ ingiustamente dietro alla lavagna. Ma quello che possiamo affermare è la volontà della famiglia Zhang di continuare, ma deve esserci grande capacità di equilibrare le spese costruendo la squadra già dal settore giovanile e senza spese folli sul mercato. Questo però non ci fermerà dal lottare per scudetto e altri traguardi ambiziosi”.

“Più un allenatore è vincente più è scomodo. Conte è un allenatore ‘cazzuto’, che ha cura dei particolari e mentalità dei vincenti unica. Inzaghi sta ricalcando quel profilo. Scelta migliore per la panchina non potevamo farla. Posso dire con certezza che dopo l’esperienza con l’Inter non starò più in un club: sarò appagato e proverò esperienze diverse. Il calcio mi ha arricchito come uomo, grazie alle difficoltà che mi ha presentato. Per questo è anche giusto che per la salute io rallenti un po’ il mio impegno”, ha concluso dal palco di Trento Marotta.