Fagioli, il vice Arthur fatto in casa che piace a Pirlo
L’esordio di Nicolò Fagioli in Serie A è stato accolto come una benedizione dalla Juventus, in piena emergenza, numerica, a centrocampo. Dove, con l’assenza del brasiliano Arthur, manca chi sappia dirigere l’orchestra del “maestro” Andrea Pirlo. Che possa essere il 2001 cresciuto nella Primavera l’uomo giusto? Possibile, ne ha le qualità, e il percorso in campo ricorda quello del mister bianconero. Certo, non sono sufficienti i 20 minuti visti lunedì sera contro il Crotone, ma Pirlo su Fagioli ha le idee chiare. “Può fare il regista, come me è cresciuto da trequartista ma è più portato alla costruzione del gioco, non solo come caratteristiche ma anche fisicamente. Non è mezzala né trequartista, ha buona visione di gioco e tecnica”.
Per ora, comunque, Nicolò Fagioli è solo un giovane prospetto, cresciuto calcisticamente nel Piacenza e passato, prima di arrivare a Vinovo, nella Cremonese. Nel 2018, il primo a spendere parole di elogio pubblico per il giovanissimo centrocampista, fu Massimiliano Allegri. L’allora mister bianconero, nel corso di una conferenza stampa, disse: “Noi abbiamo un ragazzo, che è un 2001, e adesso ve lo dico: vederlo giocare a calcio a un piacere. Si chiama Nicolò Fagioli, è un piacere perché conosce il gioco. Ha i tempi di gioco giusti, come smarcarsi, quando e come passare la palla. Non ne escono tutti gli anni di ragazzi così“.
Anche Pjanic, così come Demiral al termine del match contro il Crotone, ha speso belle parole, sui social, per Nicolò Fagioli. Che adesso, chissà se già nel ritorno degli ottavi di finale contro il Porto, ha la possibilità di fare il salto definitivo tra i grandi. Anche perché, a ben vedere, ha 20 anni, due in più, ad esempio, di Musiala, il giovane trequartista del Bayern Monaco che ieri ha segnato il 2-0 contro la Lazio. Come spesso accade nel calcio, ancora di più in Italia, ci si lascia prendere dall’entusiasmo, a volte giustificato, altre meno, ma Nicolò Fagioli di qualità ne ha da vendere. E la speranza è che suo non sia il futuro, ma il presente, alla Juventus o in provincia, a trovare lo spazio che si deve ad un ragazzo di 20 anni.