Fabio Quagliarella: la fuga improvvisa, la panchina e quel record solo sfiorato
Tra i migliori attaccanti italiani nella storia, una carriera a volte burrascosa, record sfiorati e una fuga che non dimenticherà mai.
Ci sono storie che meritano di essere raccontate, sempre. Carriere da calciatore che portano con se qualcosa di sempre magico, ai limiti del romantico, nel verso senso della parola. Una delle parabole più significanti degli ultimi decenni è quella di Fabio Quagliarella. Napoletano di Castellammare di Stabia, passato alla storia della Serie A e non solo per l’estro, la tecnica e la capacità di far gol da ogni posizione e in qualunque modo. Tracce di un calcio quasi scomparso e di uomini che a esso hanno legato la propria vita.
Una carriera scandita dai gol, tanti, in ogni squadra, in ogni modo, come anticipato. Dalle serie minori fino al sogno della Serie A. Sampdoria, Udinese e poi Napoli, finalmente la sua città, la squadra del suo cuore. Una annata più che mai decorosa, doppia cifra e aspirazioni massime per il futuro. Poi la fuga improvvisa, in estate, prima del secondo anno in azzurro. Una brutta storia, si saprà dopo, vittima delle minacce di un poliziotto, storia che, di fatto, gli rovinerà la carriera. L’approdo alla Juve, tra i mugugni dei tifosi partenopei, chiaramente all’oscuro di tutto, i successi in bianconero e poi sempre Torino ma sponda granata, fino al ritorno alla Samp, dove di fatto chiuderà la sua carriera.
Fabio Quagliarella: capocannoniere in Serie A a 36 anni
In mezzo, la maglia azzurra, quella della nazionale, una esperienza condita da gol meravigliosi ma spesso inutili, come quello nell’ultima gara dei gironi del Mondiale in Sudafrica del 2010, contro la Slovacchia. Con la Sampdoria, di fatto, Fabio Quagliarella conclude la sua carriera, ritirandosi definitivamente dal calcio giocato pochi mesi fa dopo aver lasciato, alla fine della scorsa stagione i blucerchiati. Un finale di carriera più che mai entusiasmante, scandito, come sempre nella sua carriera da perle di rara bellezza, come il gol di tacco al volo, proprio contro il suo Napoli a Marassi.
Nella stagione 2018/2019, la soddisfazione di vincere la classifica cannonieri di Serie A con 26 reti, alla veneranda età di 36 anni. Il dato anagrafico, però, all’epoca non bastò per stabilire un vero e proprio record, quello sigillato qualche anno prima dall’ex compagno di nazionale Luca Toni, capocannoniere con il Verona, a pari merito con l’interista Icardi, a 38 anni. Oggi Fabio Quagliarella pensa al futuro, ma cosi come dichiarato pochi giorni fa in una intervista, non si vede in panchina, come allenatore, non è quello che vorrebbe fare “da grande”, almeno per il momento. Il domani, insomma, sarà ancora ricco di sfide da cogliere al volo, al momento giusto, cosi come sempre nella sua grande, strepitosa carriera da calciatore.