Everton-Manchester City è un caso e no, non erano d’accordo

Manchester City Everton

(Photo by OLI SCARFF/AFP via Getty Images)

Everton-Manchester City doveva essere il big match della sedicesima giornata di Premier League e, invece, a causa del Covid non si è giocata. Il Manchester City, infatti, dopo le positività degli scorsi giorni di Walker e Gabriel Jesus, ha riscontrato le positività di altri cinque giocatori. Questo ha portato i Citizens a richiedere il rinvio della partita alla Premier League che ha accettato e ha disposto che la gara non venisse giocata. Dapprima si pensava ad un accordo precedente tra il Manchester City e l’Everton, ma il comunicato diffuso dai Toffees ha escluso questa ipotesi. La squadra di Liverpool ha chiesto chiarimenti sui motivi che hanno portato a questa decisione, la prima presa per volontà di una singola squadra.

Il precedente diverso

In Premier League non è la prima volta in cui viene rinviata una partita per Covid. Già all’inizio di dicembre, a causa di un focolaio nel Newcastle, la partita con l’Aston Villa venne rinviata. Ma in quel caso fu un accordo tra le due società a portare alla decisione finale della Premier League. In questo caso, invece, non c’erano le basi per una decisione unilaterale considerando i limiti del protocollo UEFA che stabilisce che la partita si giochi finchè siano a disposizione 13 giocatori compreso un portiere.

Le polemiche su Juventus-Napoli

In Italia questa decisione ha immediatamente riaperto la polemica sulla vicenda Juventus-Napoli. La situazione, in questo caso, è ulteriormente diversa. I sostenitori “tifosi” della sentenza del CONI l’hanno vista come un prevalere della tutela della salute. Al contrario, gli altri l’hanno vista come un’ulteriore crepa nel protocollo UEFA. In realtà hanno torto entrambi. In primis perchè in Italia il protocollo è leggermente diverso (prevede il rinvio automatico in determinati casi ad esempio), in secundis perchè la sentenza del CONI non si basa su una generale prevalenza della tutela della salute pubblica, ma su una disposizione di un’autorità locale.

Il caso tedesco e la rigidità in Serie B e Serie C

Ci sono stati altri casi tra cui uno in Germania in 2. Bundesliga con l’Erzgebirge Aue impossibilitato a giocare ad Amburgo per la positività di due giocatori che ha costretto la squadra alla quarantena. Tuttavia, una linea unica non si è tenuta. In Italia si sono viste partite con squadre incapaci di schierare 11 giocatori e costrette a giocare per non perdere a tavolino o altre squadre come il Frosinone in Serie B scendere in campo con soli 14 giocatori a disposizione.

Il protocollo UEFA vive, ma ci sono troppe lacune e troppe possibilità di intervenire arbitrariamente. Nelle leghe minori spesso si trovano accordi avendo a disposizione calendari più ampi, in Serie A e in Premier League si finisce a ricorsi e a richieste di chiarimenti.