15.948 spettatori, pari al 25% della capacità dello Stadio Olimpico: tanti sono i tifosi sugli spalti per Turchia-Italia, il match d’esordio di Euro2020. La prima partita di un Europeo che, simbolicamente, accompagnerà per un mese il ritorno alla normalità del Vecchio Continente. Un torneo itinerante, in cui il senso stesso del viaggio torna prepotentemente al centro della cronaca, dopo un abisso durato 15 mesi e più. Non una concessione, ma il segno di una lotta che stiamo vincendo, quella contro il Covid, ma rispetto alla quale tenere ancora la guardia – e la mascherina – ben alta.
Per permettere ai tifosi di essere presenti stasera, infatti, è stata messa in moto una macchina organizzativa imponente. 48 varchi per accedere allo stadio, ingressi per fasce orarie predefinite, documentazione da presentare all’ingresso, termoscanner. Per accedere all’Olimpico, è stato – e sarà – necessario esibire la certificazione di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2; oppure la certificazione di avvenuta guarigione; oppure la certificazione di negatività ad un test antigenico molecolare o rapido per la ricerca del virus SARS-CoV-2. Senza una di queste certificazioni, non si entra allo stadio, perché il virus lo stiamo sconfiggendo, ma è ancora tra noi.
Intanto, ci prendiamo questa prima serata di calcio con il pubblico, che sa tanto di liberazione ragionata. Oggi pomeriggio vi abbiamo raccontato l’entusiasmo dei tifosi, italiani e turchi, in un incontro che va ben al di là di qualsiasi simbolismo. Il calcio così, con i fischi, le urla, gli applausi, è mancato terribilmente. Che sia Euro2020 di buon auspicio, per tornare, da ottobre (a restituire speranza le parole di oggi del Sottosegretario alla Salute Andrea Costa), a riempire curve e tribune. A tifare, ad abbracciarci a cantare. Insomma, a vivere il calcio, come stanno facendo i 15.948 fortunati stasera all’Olimpico, italiani e turchi, nello stesso catino, condividendo lo stesso sogno, lo stesso amore e la stessa passione.