Eupalla ha fatto il suo dovere, il capolavoro (sostenibile) dei Campioni d’Italia

Eupalla ha fatto il suo dovere, il capolavoro (sostenibile) dei Campioni d’Italia

Eupalla è il nome, frutto dell’inventiva onomaturgica del compianto collega Gianni Brera, di una immaginaria “divinità che protegge ed ispira il gioco del pallone”. Ecco, questa dea deve avere molto a cuore le sorti di Victor Osimhen, per generosità e abnegazione. Dopo la notte di festa sfrenata per la vittoria del terzo scudetto, oggi Napoli aspetta i campioni d’Italia per celebrarne il trionfo. Ma cosa c’è dietro a questo (non) miracolo?

Eupalla ha fatto il suo dovere, il capolavoro (sostenibile) dei Campioni d’Italia

Com’è stato allestito un mosaico così brillante? Idee, talento, coraggio nelle scelte sul capitale umano. Certo, in questo contenitore non può mancare una componente di fortuna, ma quello del Napoli è un metodo che potrebbe fare scuola. Com’è noto, il club partenopeo torna a trionfare in campionato a 33 anni di distanza dall’ultimo successo targato Maradona: lo fa al termine di una cavalcata trionfale fatta di 25 vittorie, 5 pareggi ed appena 3 sconfitte. Numeri pazzeschi per i ragazzi di Spalletti. L’aritmetica arriva grazie al pareggio per 1-1 sul campo dell’Udinese, firmato manco a dirlo da Victor Osimhen, che risponde al gol in apertura di Lovric e manda i suoi in paradiso. Nel nome (anche) di D10S. Facile dirlo, impossibile non dirlo. Da tanto tempo si aspettava, tanto, troppo tempo.

Una di quelle vittore che definiscono un’era, l’endgame di questo universo narrativo. Ieri a Udine, al triplice fischio del signor Abisso, è stato il giorno che ha unito quei pezzi nati spontaneamente, la messa in scena definitiva della storia che con poesia, prosa, cinema e – appunto – calcio, Napoli ha provato a raccontare in questi anni. Il cammino congiunto tra città e squadra, la comunione esistenziale tra Napoli e il Napoli, tra napoletanerie e napoletanità autentica. Nella buona e nella cattiva sorte. Tutto è avvenuto in “regime” di autosufficienza, con un progetto ambizioso e sostenibile.

Al miracolo gridano tutti, alla profezia estiva del presidente, all’architetto dello scudetto (Giuntoli), a chi ha trasformato l’incognita in capolavoro (Spalletti), al fuoriclasse dell’Est Europa che maradoneggia (Kvara), al supereroe mascherato (Osimhen) dai superpoteri immaginifici. Senza dimenticare nessuno, neanche il paffuto magazziniere che dispensa caffè e sorrisi da oltre un trentennio (Starace). Uno scudetto capace di mettere d’accordo tutti, che ha cancellato ogni divisione. E non vale il discorso delle concorrenti non all’altezza, visto che una di queste andrà sicuramente in finale di Champions League. Significa che il Napoli questo titolo se l’è preso giocando, divertendosi e suscitando meraviglia in giro per l’Europa. Con l’egida di Eupalla