Il 12 giugno è una data che il calcio danese, e non solo, difficilmente dimenticherà. Nella partita contro la Finlandia, la prima del girone di Euro 2020, Christian Eriksen si accascia a terra. Siamo al 43′ minuto, al Parken Stadium, e la paura corre negli occhi di compagni e tifosi. La stella della Danimarca è inerme, per qualche momento si teme il peggio. Passano minuti interminabili, prima che dall’ospedale arrivino notizie confortanti: Eriksen è vivo, il defibrillatore gli ha salvato la vita. Il suo Europeo, però, finisce in quel momento, e chissà che ne sarà della sua carriera. Un interrogativo che, oggi come oggi, non è così importante.
L’importante è che Eriksen sia vivo, perché al di là del calciatore c’è l’uomo, e all’uomo e al calciatore, entità difficilissime da scindere, Copenaghen ha dedicato un murales. Un’opera spontanea, arricchita ogni giorno da una firma, una frase, un pensiero, colmi d’amore. E non è l’unica cosa bella che ci lascia la vicenda. In Danimarca, infatti, come racconta L’Equipe, nei giorni successivi al malore che ha colpito Eriksen, è partita la corsa alla solidarietà, con un boom di donazioni agli istituti di ricerca sulle malattie cardiache. E, se non bastasse, è partita la corsa ad iscriversi alla piattaforma TrygFonden, che geolocalizza (ma solo in Danimarca, ndr) i defibrillatori più vicini al punto in cui ci si trova.