Entusiasmo consapevole (e avallato): il risveglio di Napoli è dolcissimo
Rudi Garcia ha già vinto la sua sfida di riavvicinare il pubblico a questa squadra. Dopo gli addi illustri di Giuntoli e – soprattutto – Spalletti, l’ex trainer della Roma, con fare discreto e grande personalità, è riuscito ad attenuare (grazie anche al suo gruppo) eventuali critiche da fantamercato…
Entusiasmo consapevole (e avallato): il risveglio di Napoli è dolcissimo
Il pallone è una cosa semplice, dicono in tanti. Il calcio è uno sport collettivo, d’altro canto, e arrivare a questa consapevolezza significa anche aiutare i bilanci delle società: il gioco, lo spirito di squadra e le motivazioni non costano, non creano debiti e generano profitti. In barba alle cafonerie arabeggianti. Rudi Garcia non sbaglia alla prima in casa della stagione dopo il successo allo “Stirpe” di Frosinone. Nella seconda giornata di Serie A, la prima tra le mura amiche col tricolore cucito sul petto, gli azzurri battono infatti 2-0 il Sassuolo restando a punteggio pieno in classifica. L’oro di Napoli non è frutto del caso, come i numeri del Superenalotto.
Il Napoli fa due su due e il merito va certamente anche a chi sta in panchina: sì, perché la difesa di uno scudetto è più difficile della sua conquista. E la difesa va proposta con le idee, la mentalità. L’entusiasmo (consapevole).
Anche la supposta maggiore verticalità del Napoli c’è, ma è solo una delle opzioni. Il Napoli è (ancora) una squadra in grado di giocare la partita in molti modi. La volontà era e resta quella di giocare il pallone, così come la riproduzione di alcune dinamiche che sembrano inscalfibili al passare dei giocatori. L’ecletticità della proposta offensiva sarà ancora il punto di forza del Napoli.
Il Napoli in campo si muove in continuazione, svuotando e riempendo gli spazi concessi dagli avversari come un liquido oleoso che si deforma lungo le pareti del contenitore in cui viene versato fino a occuparne, in modo soffocante, ogni centimetro. Per le squadre avversarie è stato allora particolarmente difficile limitare la produttività offensiva del Napoli, proprio per questa naturale e accerchiante capacità di riempire la metà campo avversaria in diversi modi, e di creare occasioni con altrettanta varietà.
Certo, l’incognita c’è e ci sarà ancora per un po’ di tempo: in fondo, non è detto che il Napoli, questo Napoli che giocherà con lo stemma dei campioni d’Italia sulla maglia, al netto del calciomercato dei prossimi due mesi, renda meglio con un po’ di libertà in più, in un calcio poco ricercato, meno sofisticato, più semplificato. E per un po’ resterà anche la delusione per aver spento subito gli entusiasmi post-scudetto, in una piazza che dopo la vittoria e i festeggiamenti voleva coltivare l’ambizione (e anche un po’ la presunzione) di presentarsi a inizio campionato con un allenatore diverso, uno di quelli che finora ha potuto solo sognare.
Ma si guarda con fiducia a Garcia, spesso sorridente e ironico: ci sembra il modo giusto per dirigere il gruppo dei Campioni d’Italia e per confrontarsi con la città che non vede l’ora di assistere ad altre vittorie e di vivere il sogno. Nuovamente.