L’Editoriale – Con l’Empoli il Napoli raggiunge la settima vittoria consecutiva
Nonostante l’inferiorità numerica, il Napoli trova il successo anche al Castellani contro un Empoli troppo morbido, di seguito l’Editoriale per Calcio in Pillole.
L’Editoriale – Con l’Empoli il Napoli raggiunge la settima vittoria consecutiva
Il Castellani è spesso stato luogo di perdizione per concretezza ed ambizioni azzurre. Tuttavia, è una stagione, questa, in cui il Napoli non trasgredisce dalle proprie abitudini. Questo sabato non poteva essere da meno.
La vivacità è un fattore che accompagna sin dall’inizio le due compagini. Gli empolesi mostrano di sapersi ben frapporre agli azzurri per condotta. Seppure l’aggressività degli uomini di Spalletti sia, infatti, notevole, l’Empoli non si fa dispiacere per pressione e recupero palla.
L’autorete si configura, per questo, come l’episodio che condanna ingiustamente un buon Empoli. La sfortunata deviazione di Ismajli, però, può spiegare tanto della dimensione che molti azzurri hanno saputo raggiungere. È la pressione psicologica, il timore atavico di mostri sacri da 56 gol in campionato che ti costringe alla contromisura forzata, al pensiero rapido, ed all’errore.
Il Castellani è anche luogo di paradossi, dolci e amari, per i campani. Lo scorso anno il doppio vantaggio innescava l’inizio del vortice depressivo. Un torpore che avrebbe accompagnato la squadra sino agli scetticismi della nuova stagione. La rete del vantaggio di quest’oggi, invece, ha l’effetto di conferire ulteriore verve ai partenopei. Gli azzurri si nutrono di sé stessi. L’Empoli prova a reagire ma il Napoli comincia a macinare il suo gioco, ed il suo dominio. È in una di queste prolungate proiezioni che arriva il raddoppio di Osimhen, per indirizzare subito la gara e cominciare nella sapiente gestione delle risorse. È una grande squadra quella di Spalletti, ed a tal motivo Zanetti si sarebbe aspettato dai suoi un’attenzione ai limiti del perfezionismo. Il nigeriano viene invece lasciato colpevolmente solo per la facile ribattuta, aprendo le danze di un controllo sfacciatamente imposto ai toscani.
I padroni di casa risentono dell’uno-due napoletano. L’aggressività della prima mezz’ora affievolisce il proprio impeto, sino a decretare una contrapposizione troppo lasciva. Il palleggio diviene appannaggio degli ospiti. Le distanze tra gli uomini di Zanetti si allargano, ed i buoni propositi risentono della scarsa partecipazione. Gli uomini di qualità non mancano a questo Empoli, ma la montagna da scalare non consente agli empolesi di accompagnare con convinzione le episodiche giocate dei singoli. Nemmeno la superiorità numerica riesce a fornire i toscani della giusta intensità
A tal proposito, l’aria di Empoli deve aver riportato Mario Rui ad un passato infausto. Trascorsi fatti di eccessi e turbolenze. Un déjà vu di un Napoli ormai relegato al ricordo, che per un attimo è tornato a palesarsi, nei panni del terzino.
L’inferiorità è, anzi, l’ennesima occasione di ribadire il proprio spessore, ed una mentalità che alberga soltanto nelle grandi squadre. Gli sforzi si moltiplicano, la qualità ed il controllo rimangono invariati.
L’Editoriale – Con l’Empoli il Napoli raggiunge la settima vittoria consecutiva
L’Empoli ha il merito di aver disputato un campionato che, sinora, non può esimersi da elogi. L’obiettivo della salvezza è ormai alle porte. La squadra potrà giovarsi fino a giugno di una certa serenità. Per questo ci si attendeva un Empoli sicuramente diverso, soprattutto nella condotta. I due gol sono una condanna che ha tagliato le gambe nel primo terzo di gara. Ciononostante, le gare si chiudono al novantesimo e questo Empoli aveva l’obbligo di accennare una contrapposizione. Gli uomini di Zanetti hanno sempre saputo avvalersi del gioco come accompagnamento del valore dei propri talenti. Un’abitudine che non può conoscere pause, o sfavorevoli circostanze.
Il Napoli è un predatore famelico che non conosce sazietà. Cambia l’avversario ma la fame resta invariata. Intensità e qualità sono un mix letale, ma il difficile viene nella continuità. Gli azzurri, però, disconoscono il fallimento. Insistono nel cammino che anche oggi li avvicina al traguardo. Spalletti aveva accennato agli ‘occhiali del fabbro’ in conferenza. I suoi uomini paiono proiettarsi dritti all’obiettivo, con l’ignoranza sistematica di ogni cosa che possa essere contorno. Verso la meta, anche oggi con coscienza, e soprattutto bellezza.