Nell’anticipo odierno, all’Arechi, il Napoli vince in scioltezza contro una Salernitana che ha offerto troppo poco. Di seguito l’Editoriale per Calcio in Pillole.
La gara, per larghi tratti, si prefigura come la perfetta ripetizione del precedente del 2021. Come prevedibile è il Napoli ad impossessarsi immediatamente del campo. La Salernitana deve fare di Bergamo soltanto un episodico incubo, da dimenticare in fretta con attenzione e compattezza. Una partita soltanto di attesa, però, è impensabile. Il rischio che la tecnica degli avversari, prima o poi, prevalga è concreto. I granata sono, d’altronde, una delle squadre con la percentuale di tiri e possesso più basse del campionato. Il cambiamento è un processo che deve fare della medietà un valore imprescindibile. Senza gli eccessi opposti, di una rinuncia assidua, o il tragico contrario del Gewiss.
L’incisività è la grande assente della prima mezz’ora. Il Napoli circumnaviga l’area salernitana con un continuato fraseggio, senza trovare però pigli e spiragli. L’assenza dell’uomo che salti l’avversario si fa sentire, come anche le attitudini che soffrono gli spazi chiusi.
Il gol allo scadere di Di Lorenzo scaccia gli incubi di un match che si stava complicando inesorabilmente. Una doccia fredda per i granata, puniti (realmente) alla vera prima disattenzione. Una punizione, forse, troppo severa.
Nella ripresa i granata rischiano di adagiarsi su vecchie e deleterie abitudini. L’immobilismo e la mancanza di copertura preventiva sono l’ingrediente ideale per il tap-in di Osimhen.
Un ulteriore colpo alle ambizioni salernitane, ed anche ulteriore stimolo per il controllo degli azzurri. Ogni (eventuale) pretesa di risposta si ripone in giornate migliori, con il Napoli che non accenna a perdere palla e centimetri di campo. Il palo di Piatek è un eccesso di confidenza degli ospiti. I granata, difatti, sembrano concentrarsi nell’evitare il peggio, con il ricordo (incubo) dei nerazzurri ancora vivido. Si poteva (e si doveva) fare di più. Speculare sul risultato non è mai il modo migliore per colmare un gap tecnico, e non sempre il più affidabile per raccogliere punti.
Il Napoli riprende l’abitudine della vittoria, e la corsa verso lo scudetto. L’inciampo di coppa è relegato all’incidente di percorso con l’aggravante delle motivazioni. All’Arechi si giocava per il grande obiettivo – senza arrecare giustificazioni – e le menti hanno risposto. Anche se, come dice Spalletti, è da ricordare che ‘la fame non ha mai sonno‘. Controllo costante della gara ed attenzione continuano sulla falsa riga della festa contro la Juventus. Gli azzurri consolidano l’insolita capacità di giocare (e colpire) maglie strettissime. Sarà sempre più una costante sul cammino dei partenopei, anche se si fatica a trovare un modo per arginarli.
Non è l’imbarcata di Bergamo, ma nella sostanza non cambiano i punti. Il dominio non si evidenzia nel risultato, ma ai punti i granata hanno fatto poco, troppo. Ci si attendeva una risposta, anche importante viste le dimensioni della debacle (più che) tennistica della scorsa giornata. Tuttavia, gli uomini di Nicola hanno esibito soltanto metà di ciò che si esigeva. Vero che il Napoli è un treno in corsa, ma probabilmente .l’ambiente si aspettava qualcosa di diverso da un catenaccio rinunciatario. La stagione è comunque ancora lunga, con un girone di ritorno che potrà regalare soddisfazioni ad una Salernitana che fin qui è stata fautrice di una stagione complessivamente positiva. Un futuro positivo, a patto che qualcuno assicuri meno ‘turbolenze’ possibili ad una squadra che può farne tranquillamente a meno.