L’Editoriale – Un buon Lecce non basta, il Napoli vince ma non convince
Il Napoli passa a Lecce ma non offre segnali incoraggianti, i padroni di casa invece non raccolgono quanto meritato, di seguito l’Editoriale per Calcio in Pillole.
L’Editoriale – Un buon Lecce non basta, il Napoli vince ma non convince
La chiusura delle linee di passaggio e la copertura uomo contro uomo costringe il Napoli ad impostare il più classico dei ‘palla avanti palla indietro’, ed alla più inaspettata delle sofferenze. Che il Lecce avrebbe lasciato la gestione palla agli avversari, era ulteriormente prevedibile, come poteva evincersi dal dato sul possesso palla stagionale. Che i pugliesi avrebbero potuto rendersi pericolosi, era anch’esso da mettere in conto. Gli uomini di Baroni, nel primo quarto d’ora, trovano fraseggio (rapido) e profondità, e spaventano un Napoli inerme, ed alle prese coi fantasmi di domenica.
Nell’apnea del pericolo costante, e dell’ansimante ricerca di sé stessi, è Di Lorenzo a portare a galla i suoi. Il Napoli (ri)trova soluzioni ed efficienza negli scambi, ed il colpo di testa è giusto coronamento di un’orchestra che torna alle consuete melodie.
La spinta dei salentini comincia, man mano, ad impattare con una sicurezza che torna a gonfiare il petto degli azzurri. Se i partenopei ritrovano distanze ed approccio nelle marcature, i giallorossi rivedono recenti difficoltà di costruzione. Il Napoli (e Lozano) macinano occasioni, mentre il Lecce si rifugia in una annosa – e sterile – passività.
Al rientro dagli spogliatoi i padroni di casa si nutrono di quella cattiveria che assurge, finalmente, ad incisività. In mischia Di Francesco ritrova il gol, e riconsegna il giusto equilibrio al Giardiniero.
Nel momento di maggiore pressione psicologica, e con il rischio di vedersi affranti dal mostro dell’infelice costanza, Falcone soccorre le esigenze napoletane. Il Lecce, nonostante l’improduttività di una manovra poco vibrante, non aveva mai demeritato. La solidità difensiva si era confermata baluardo anche nella crisi di risultati, ma la dea bendata non gioca in maglia giallorossa ed il portiere di casa gioca il peggiore degli scherzi al suo reparto.
L’infortunio di Simeone, certo, non è da meno. Nel momento della massima necessità, rischia di venir meno la seconda punta nelle ferree gerarchie Spallettiane. Il Lecce, però, non ha più risorse – né mordente – per poter impensierire gli ospiti. Il Napoli accompagna così il risultato sino al termine.
L’Editoriale – Un buon Lecce non basta, il Napoli vince ma non convince
Gli azzurri hanno galleggiato pericolosamente sulla soglia della mediocrità per larghi tratti della partita. L’insufficienza di molti è il poco augurabile sintomo di una vigilia di Champions non troppo ottimistica. Se la brutta prestazione contro il Milan poteva considerarsi tonfo episodico, anche quest’oggi Spalletti non può dirsi felice. Lucidità ed incisività, soluzione e movimenti che confermano una flessione a tinte azzurre, in quel che potrebbe essere (ed è) il mese più importante della storia recente partenopea. Due indizi, poi, fanno una prova. Il Via del Mare conferma i presagi della scorsa domenica. L’assenza di Osimhen è un fattore (ancora) troppo determinante nelle economie di una squadra, adesso, troppo prevedibile. Non mancherà lavoro per Luciano, nel febbrile auspicio che il nigeriano possa tornare a calpestare il prato per tempo.
Il Lecce conferma quel che poteva salvarsi delle ultime cinque gare. Un reparto arretrato che si nutre dell’affidabilità dei suoi singoli, e della compattezza di reparto. Seppure a venir meno sia stato proprio il singolo, i pugliesi si dimostrano squadra affidabile e solida. Mai demeritando, gli uomini di Baroni pagano dazio alla sfortuna. Soltanto l’infortunio di Falcone taglia fuori dai giochi i suoi. Continuiamo a credere che, ciò che davvero serva al Lecce, sia ritrovare l’incisività della manovra. Soltanto a sprazzi i giallorossi hanno mostrato di poter ferire gli avversari. Il gioco dovrà dunque riacquisire la linearità e le soluzioni che, quando si concede baricentro e possesso alla contendente, divengono vitali. È la sesta sconfitta, ma una buona base da cui ripartire. La salvezza non sarà un problema. Soprattutto in una classifica che vede, ancora, i salentini giovare dell’incostanza altrui.