Dopo tanta attesa, finalmente si riparte. La Serie A riapre i battenti questo sabato ad orario aperitivo. Apre i battenti ma, allo stesso tempo, è come se non lo facesse, perché mancherà ancora l’anima del calcio: i tifosi. Ed è lecito chiedersi quando alle attività di intrattenimento, sportive, culturali, sarà concesso di riprendere respiro, e quando queste potranno donarlo a noi. Gli stadi, i teatri, i cinema non sono svago, ma difesa primaria quanto i vaccini.
Il primo pallone della stagione sarà toccato dai giocatori di Fiorentina e Torino, al Franchi. C’è grossa curiosità nel vedere entrambe le squadre, hanno il peso di essere le prime ma anche quello di fare di più rispetto al passato. Iachini ha una squadra più sua e più spregiudicata. Difficilmente potrà fare affidamento dall’inizio su Pulgar (indisponibile), Bonaventura, Borja Valero e Amrabat (squalificato), ma gli si chiede produzione di gioco, identità. La Viola è stata una squadra passiva per troppo tempo. Tutte le speranze vanno riposte nell’intraprendenza. Di fronte il Torino di Giampaolo, dopo anni di difesa a 3 e palla lunga tra i granata soffia il vento di una rivoluzione copernicana. Si gioca col trequartista, probabilmente Berenguer, si scende con gli esterni di difesa e da Belotti e Zaza ci si aspetta dialogo. Capire Giampaolo è diffile, capire a che punto è il Torino sarò molto più semplice. La prima a Firenze potrebbe essere bagnata da diversi gol. Non c’è nessuna favorita, ci sono due incognite.
Il primo sabato di A si chiuderà a Verona, dove l’Hellas attende la Roma. Nessuno vorrebbe essere nei panni di Juric. La società per festeggiare i magnifici e sorprendenti risultati della passata stagione lo ha privato di Rrhamani, Pessina, Verre e Amrabat, e a fine partita lascerà partire Kumbulla proprio con i giallorossi. Il croato proverà a inventarsi qualcosa, riparte dal modulo e dall’agonismo di casa, sperando che basti. Dall’altra parte Fonseca aspetta i pacchi ordinati da Friedkin ancora in consegna e nel frattempo si affida a ciò che ha a disposizione, ciò che aveva. Potrebbe ripartire a 4 dietro. Potremmo vedere il giovane Calafiori (60 minuti in A) dal primo minuto sulla sinistra. Intriga l’esordio di Pedro che parte dalla panchina e il ruolo di Pellegrini, chiamato alla definitiva consacrazione e ad assumersi i compiti di Zaniolo. Il risultato non è scontato, ma vedremo la prima vera Roma di Fonseca giocare alleggerita delle pesanti dinamiche societarie.
Domenica, mentre i più saranno ancora al bar in piazza, si affronteranno Parma e Napoli. I gialloblù vengono da uno stravolgimento non d’organico ma tecnico. A guidarli Liverani, culture di un gioco spregiudicato, basti pensare che il suo Lecce è stato la peggior difesa del campionato in 64 anni, e con 52 gol segnati la retrocessa più prolifica di sempre. D’Aversa era agli antipodi. Dicono che il ruolo del trequartista è morto, intanto è fondamentale anche a Parma, condizione d’esistenza dell’intero sistema. Dall’attaccare con le ali e in ampiezza, si passa alla produzione centrale e all’attacco alle spalle della difesa. Due cardini: Kucka e Gervinho.
Gattuso, invece, non sembra orientato a proporci qualcosa di nuovo. A Castel di Sangro si è lavorato molto sul 4-2-3-1 con tutti i giocatori offensivi in campo, Mertens insieme ad Osimhen. in Emilia è lecito aspettarsi il solito 4-3-3 con il nigeriano favorito sul belga. Gli azzurri sono una squadra che ama farsi attaccare e ripartire in velocità, chiameranno a nozze Liverani, ma saranno per l’ex Lecce simili alle nozze rosse del Trono di Spade.
Alle 15, l’orario più romantico che ci sia, Genoa contro Crotone, derby rossoblu. Per assomigliarsi di più Maran e Stroppa giocheranno anche a specchio (3-5-2). Tanto si deciderà sulle fasce, dal risultato dei duelli Ankersen-Molina, Criscito-Rispoli e dal gioco delle punte. Occhi su Simy, è stato il primo giocatore africano a vincere la classifica capocannoniere di un campionato professionistico italiano, all’esordio in A, a suo tempo, non aveva fatto male: sarà un piacevole sorpresa?
In generale le aspettative intorno alla partita restano basse, potremmo non divertirci a sufficienza.
Alle 18 preparate i calici, si brinda, o almeno è quello che ci aspettiamo un po’ tutti quando De Zerbi incontra Di Francesco. Sassuolo contro Cagliari è un match all’insegna del gol, della costruzione di gioco e della gamba. I neroverdi sono più o meno gli stessi della passata stagione, Boga è da valutare per condizioni fisiche, al suo posto è pronto Haraslin, dicono sia in splendida forma. Dei sardi solletica Marin, ex Ajax, in regia tra i mastini Nandez e Rog, e il tridente: Sottil, Simeone, Joao Pedro.
A chiudere il giorno del Signore, la Juventus di Pirlo: i campioni che ospitano la Samp. Il Maestro giocherà col 3-5-2 o col 4-3-3? Non è dato sapersi. Il nuovo corso è all’insegna della fluidità. Ci sono tante certezze, come Bonucci, Bentancur, Kulusevski, Ronaldo e come quella che manca un attaccante. Non peserà alla prima, ma arrivare alla prima, nell’anno della rifondazione, senza centravanti non restituisce un’immagine all’altezza della Juve che conosciamo. Per King Claudio 4-4-2 e pedalare, se Pirlo ha gli uomini, lui ci metterà tutta la sua esperienza. Il mercato blucerchiato non è stato favorevole ma la squadra può tenere botta, forse non a Torino.
Forse vi sarete abituati al calcio spezzatino, in questo caso sarete pronti anche a Milan-Bologna di lunedì, e ai recuperi della prima slittati al 30 settembre: Benevento-Inter, Lazio-Atalanta, Udinese-Spezia, tutti di mercoledì alle tre del pomeriggio.
A Milano non mancheranno le emozioni sia per il probabile esordio di Tonali (che parte dalla panchina), sia per ciò che possiamo vedere in campo. Si trovano due undici che giocano a viso aperto, i rossoneri hanno più tecnica, gli avversari tanta velocità.
A Benevento, non ce ne voglia Inzaghi, è prevista una passeggiata dell’Inter. Nessuna favorita a Roma, si affrontano due delle migliori squadre della passata stagione, i biancocelesti hanno gambe più leggere, i bergamaschi la testa. È chiamato alla vittoria Gotti, col suo Udinese. Non superare lo Spezia alla sua prima A di sempre, darebbe una tragica contezza sulle reali possibilità dei friulani in quest’annata.