All’età di 95 anni è morto Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger. Malato da tempo, si è spento questa mattina. Diventato Papa nel 2005, si è dimesso 8 anni dopo, nel febbraio 2013, lasciando il posto a Jorge Bergoglio. Come l’argentino, anche il tedesco è stato un grande appassionato di calcio. Tifoso del Bayern Monaco, nel 2012 diventa socio onorario del club, su invito dell’allora presidente Uli Hoeness. Nel 1980, quando era arcivescovo di Monaco, Ratzinger scrisse: “Il tifo calcistico è come l’amore per Dio perché gratuito e disinteressato”.
Tanti i riferimenti allo sport e al calcio in particolare nella sua carriera ecclesiastica. Nel 1985, un anno prima dell’inizio di Messico ’86, Ratizinger – ai tempi Cardinale -, scrisse una riflessione sull’evento che stava per cominciare: “Regolarmente ogni quattro anni il campionato mondiale di calcio si dimostra un evento che affascina centinaia di milioni di persone. Nessun altro avvenimento sulla terra può avere un effetto altrettanto vasto, il che dimostra che questa manifestazione sportiva tocca un qualche elemento primordiale dell’umanità e viene da chiedersi su cosa si fondi tutto questo potere di un gioco”.
Nel testo, riportato nel libro “Cercate le cose di lassù” – collezione di riflessioni del tedesco edito nel 2020 -, si legge anche: “il gioco sarebbe una sorta di tentato ritorno al Paradiso: l’evasione dalla serietà schiavizzante della vita quotidiana e della necessità di guadagnarsi il pane, per vivere la libera serietà di ciò che non è obbligatorio e perciò è bello”.
“Costringe l’uomo a imporsi una disciplina in modo da ottenere con l’allenamento, la padronanza di sé; con la padronanza, la superiorità e con la superiorità, la libertà. Inoltre, insegna una leale rivalità, dove la regola comune, cui ci si assoggetta, rimane l’elemento che lega e unisce nell’opposizione. Infine, la libertà del gioco, se questo si svolge correttamente, annulla la serietà della rivalità“.