Dusan Vlahovic ha talento, ne ha da vendere. Dal suo arrivo alla Fiorentina è cambiato, è mutato, si è impreziosito, come un diamante grezzo che è stato lavorato, trasformandosi in una gemma rara. La Fiorentina se lo gode, a prescindere dalle questioni extra calcistiche, che a Vlahovic non interessano. Al serbo importa solo lavorare sodo sul campo e dimostrare di essere il migliore nel rettangolo verde. Dai campetti di Belgrado all’interessamento di mezza Europa, il salto sembra breve, ma è il frutto di anni di sudore.
Gelido, come il sangue che gli scorre nelle vene prima di tirare un rigore, come il suo carattere, estremamente sicuro di sé, nonostante le tante incertezze di un ragazzo di soli 21 anni. Le critiche non intaccano minimamente la mentalità vincente di Dusan Vlahovic, quella del campione, di chi sa da dove è arrivato e cosa può ancora dimostrare, forse di essere il migliore, ma per quello ci sarà ancora tempo. “Non sono matto in senso cattivo. Non sto mai fermo, urlo, scherzo e rido sempre. In campo non conosco nessuno, è vita o morte”. Chi pensava che le questioni “extra calcio” potessero intaccare le prestazioni dell’attaccante, non aveva fatto i conti con la sua determinazione. Arrogante? “Sì, ma solo sul campo”, e Vlahovic lascia parlare solo quest’ultimo, le parole al vento possono andare a quel paese.
Era il lontano giugno 2017, quando Vlahovic firmò un contratto preliminare di cinque anni con la viola. Lo stesso divenne poi ufficiale nel gennaio 2018, al compimento del 18esimo anno d’età. Il serbo dovrà aspettare fino a luglio per poter scendere in campo, colpa dei cavilli burocratici. Se oggi possiamo goderci le prestazioni sublimi di Vlahovic in Serie A è solo per l’intuizione di Pantaleo Corvino, ex responsabile dell’area tecnica viola. “Mi è bastato poco per capire che fosse un talento”, queste le sue parole, pronunciate da chi già sapeva sarebbe diventato uno degli attaccanti più puri e preziosi degli ultimi anni. Amore a prima vista e lungimiranza, dunque, nonostante la trattativa lunga e difficile.
Si sa, una volta impressionate le folle ed aver dimostrato di aver la stoffa, la cosa più difficile è confermarsi. Vlahovic lo sa bene, sin da quando a soli 16 anni debuttò nel “derby eterno” con il suo Partizan, nell’infuocata sfida con la Stella Rossa. Il primo anno tra i grandi della Fiorentina è di rodaggio, Dusan fa esperienza ed inizia a conoscere le dinamiche del calcio italiano, apprendendo e impregnandosi di conoscenze come una spugna in una bacinella. La stagione seguente (2019/20), entra stabilmente in prima squadra ed inizia ad annusare l’atmosfera degli stadi italiani. Tra campionato e Coppa Italia sono diverse le presenze del serbo, che conclude la stagione con sei reti.
La scorsa stagione è quella del salto di qualità: vincere o perdere, vivere o morire, non c’è altra via. Dusan ha scelto le seconde opzioni, grazie anche al sostegno di un secondo padre come Cesare Prandelli. Fiducia e autostima sono le chiavi che permettono a Vlahovic di esplodere definitivamente. Il mese di ottobre è quello della svolta. Nella Fiorentina c’è tanta concorrenza davanti, ma Dusan non si fa impressionare, la batte e si rivela insostituibile per l’attacco viola. Concluderà la stagione con 21 reti in 37 presenze, solo dietro a Ronaldo, Lukaku e Muriel, tutto questo a soli 20 anni d’età. Predestinato.
Forse Vlahovic si era stancato di essere chiamato “cometa della Serie A”, o semplicemente sapeva di essere solo all’inizio del suo percorso: aveva ancora tanto da dare. Se confermarsi è difficile, superarsi è la vera sfida, non solo in campo, ma nella vita, per chiunque. Superarsi vuol dire andare oltre i propri limiti, spaccare quel muro di mattoni apparentemente indistruttibile per diventare il migliore. Dusan sicuramente non è ancora il migliore, ma lavora per riuscirci, ed è a buon punto. Nel frattempo si può ampiamente dire che si stia superando dalla scorsa stagione. È il capocannoniere del campionato con 13 gol in 16 presenze e sta frantumando ogni record.
Col gol messo a segno contro il Bologna è a quota 30 reti segnate nell’anno solare, è il quarto Under 23 a riuscirci nella storia del massimo campionato italiano. Le sorprese non sono finite qui, perché mancano soli tre gol per eguagliare un mostro sacro come Cristiano Ronaldo (a quota 33). In quel caso diventerebbe il terzo miglior marcatore di sempre della Serie A in un anno solare, assieme al portoghese. Da bambino, in Serbia, esultava come CR7, chissà che non possa esultarci assieme questa volta.
Per diventare una stella c’è ancora tanta strada da fare, ma Vlahovic ha le scarpe comode, ben allacciate ed una buona gamba per camminare, anzi, correre. Solo il tempo dirà la verità, ma al momento Dusan sta avendo ragione.