Editoriali

Donnarumma, un “lupo” di mercato: quando le parole fanno la differenza

Buonasera, dottore. Mina ha anticipato il Milan, dall’altra parte del telefono stavolta c’è Gigio Donnarumma. Quello che le “parole” non se le è fatte bastare: “Caramelle non ne voglio più”, avrebbe detto alla società. Un modo edulcorato per riassumere che l’estate scorsa la corte del PSG era troppo forte. La scelta di andare quasi obbligata, nessuno l’ha costretto, ma 12 milioni a stagione sanno essere molto convincenti.

Di fronte un Milan che poteva arrivare massimo a 7. Un tira e molla che non ha fatto bene a nessuno, in primis a lui. Maldini, Direttore Tecnico dei rossoneri, prende atto della decisione del portiere e ingaggia Maignan. Le polemiche divampano: il Milan ha perso il suo uomo chiave a Luglio e prende un portiere che, in estate, sembrava una scommessa. Il Diavolo – tentatore – oggi quella scommessa l’ha vinta.

Donnarumma, se telefonando: la linea diretta con i rossoneri

(Photo by FRANCK FIFE/AFP via Getty Images)

L’estremo difensore è sempre più perno dei rossoneri, mentre all’ombra della Torre Eiffel le cose non vanno come dovrebbero: almeno per Gigio, pensava di fare come Buffon. Arrivo in Francia con titolarità assicurata, invece Keylor Navas si è messo di mezzo. Così come le possibilità di un futuro radioso.

Certo, una riserva di lusso: 12 milioni per stare – quasi sempre – a guardare. Non è quello, però, che un portiere vuole. Soprattutto se intende mantenere una professionalità: non a caso, quando gioca, è teso. Le occasioni sono meno rispetto a quando giocava a Milanello nei panni del predestinato. Vedasi la “figuraccia” contro il Nizza in Coppa di Francia: sopraffatto da un cucchiaio. Capita anche ai migliori.

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Loro, però, hanno sempre una possibilità in più: Donnarumma no, perchè gioca poco. Ogni occasione persa – in Francia – è un macigno. Anche i ricchi piangono, troppo facile così, ma è la dura verità. Per questo se non parla il campo deve parlare lui: prima il tatuaggio in onore del Milan, poi le parole al miele in vista della partita dell’Italia a San Siro di qualche tempo fa – “Sarà sempre casa mia” (dipende perchè i rossoneri non sembrano proprio contenti di ritrovarlo, come conferma qualche striscione di troppo) – e in ultima istanza la confessione sulla Gazzetta dello Sport di una telefonata che sovvertirebbe ogni cosa.

Il portiere sull’addio, fra provocazioni e presunte verità

Photo Andrea Staccioli/ Insidefoto)

“Tutti pensano che sia stata colpa mia – sottolinea Donnarumma – ma il Milan mi ha chiamato a fine anno dicendo che avrebbe preso un altro portiere”. La verità sta nel mezzo, o nei mezzi, quelli che i rossoneri all’epoca non avevano e ora sì. Non hanno voluto investire su un uomo importante, si sono presi i mugugni della piazza, ma la costanza ha ripagato il lavoro.

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A Milano una scommessa vinta e a Parigi tanti rimpianti: per questo, quelle di Gigio, non sono “soltanto parole”, ma una chiara volontà di ricucire uno strappo per lasciarsi una porta aperta in futuro. Milanello, però, non è un albergo, Maldini l’ha fatto capire a più riprese: chi esce da quella porta difficilmente rientra, al netto di frecciatine e provocazioni. From Paris with love.

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Published by
Andrea Desideri