Alla vigilia della sfida contro il Bologna, ha parlato in conferenza stampa l’allenatore del Cagliari, Eusebio Di Francesco. Ecco le parole dell’ex Roma sulla Coppa Italia:
“Mi ha dato tante indicazioni. Ho osato un pochino e, nel primo tempo, abbiamo fatto bene. Potevamo anche andare in vantaggio con Tramoni. Per quanto riguarda il lavoro in vista di domani abbiamo avuto poco tempo, ma abbiamo lavorato principalmente su quello che deve migliorare la mia squadra”.
Su Gaston Pereiro:
“Credo che Gaston possa fare l’alternativa a Joao Pedro, così come potrebbe adattarsi sull’esterno. Prima che io lo convochi, però, deve essere in condizione”.
Sulla crescita:
“Dobbiamo ancora migliorare, perché soffriamo troppo quando siamo nella nostra metà campo. Dobbiamo essere un pò tutti difensori, per evitare di far calciare in porta gli avversari”.
Sul Bologna:
“Hanno cambiato un po’ atteggiamento, si avvicinano molto all’Atalanta come volontà di andare a prendere l’avversario. Stanno bene fisicamente e sono forti davanti, tra Palacio e un giocatore come Soriano che ritengo tra i migliori centrocampisti d’Italia. Dato che sono così tanto aggressivi davanti, dovremo essere bravi a sfruttare lo spazio lasciato libero. Dovremo poi alzare l’attenzione al 200%”.
Su Godin:
“Aveva bisogno di fare una settimana di allenamenti pieni. In questo modo ha potuto lavorare sulla fase difensiva e aumentare la conoscenza con i propri compagni”.
Su Lykogiannis:
“Lyko ha giocato bene contro il Crotone, ma non deve mollare di un centimetro. Deve continuare a lavorare e migliorare in fase difensiva, spero possa farlo già dalla prossima gara. Andremo a Bologna a giocarci questa gara. Ora ci conosciamo di più e stiamo meglio fisicamente”.
Su ciò che serve al Cagliari:
“Nel calcio vince chi sbaglia meno, sia in impostazione che in fase difensiva. Poi è ovvio che serva tempo per migliorare individualmente. Dipende sempre tutto dalla velocità di adattamento dei singoli”.
Sui 60 anni di Maradona:
“Avevo 18 anni e giocavo nell’Empoli. Venni convocato da mister Salvemini per la trasferta di Napoli. Quando ci vide ci salutò e strinse la mano, un vero esempio. Parliamo di un giocatore unico, un fenomeno. Quando entrai al San Paolo e il pubblico cantava ‘Diego, Diego’, vibrava letteralmente la panchina. Senza dimenticare che, per Natale, mandava sempre la cartolina a tutti i calciatori di Serie A. Quella cartolina, io la conservo ancora.
Sulla fascia di capitano:
“Io sono dentro lo spogliatoio. A oggi è Joao Pedro, il secondo è Diego Godin. Il terzo lo decido a seconda dell’allenamento e del comportamento. Klavan la meritava mercoledì. Magari nella prossima potrei premiare con la fascia uno fra Pisacane, Pavoletti e Cragno”.
Sulla mancanza di una vittoria sarda sul Bologna da 10 anni e su Mihajlovic:
“Al di là dei 10 anni di attesa per la vittoria, c’è sempre voglia di giocare una partita così. Anche perché noi vogliamo dare continuità. Sarà una gara difficilissima contro un collega che conosco benissimo e che è un amico fuori dal campo. Lo saluterò con molto piacere e diventeremo nemici per 90 minuti come quando giocavamo contro. Era fastidiosissimo sui calci piazzati, non sapevi mai dove la piazzava”.
Sulla nuova posizione (esterno) di Nandez:
“Come diceva Jovanotti, penso positivo. Ora è giusto continuare così perché con Nandez abbiamo maggiore equilibrio in questo periodo. Con Nahitan c’è equilibrio nella fase difensiva anche se in attacco perdiamo qualcosa. Ha corsa e contrasti, per ora non ripasseremo al 4-3-3“.
Proprio Nandez, ieri sera, è stato ospite di una trasmissione sul Cagliari in cui si è raccontato e ha parlato della sfida contro il Bologna. Ecco le sue parole sulla prossima di campionato:
“Ci aspetta una gara molto difficile. Affrontiamo una squadra che lavora insieme da molto tempo, sa come pressare e anche palleggiare. Noi dobbiamo fare la nostra partita. Stiamo capendo i concetti del mister sempre di più. Stiamo lavorando bene”.
Poi, Nandez ha svelato un retrsoscena sulla trattativa che ha portato Godin in Sardegna. Eccolo:
“Ho mandato tanti messaggi a Diego per convincerlo a venire da noi. Gli ho parlato delle innumerevoli belle cose della Sardegna. Anche lui, come me, apprezza molto sia il mare che la campagna. Diego è il capitano della Nazionale, ma è soprattutto un amico. Dopo le esperienze con Atlético e Inter, voleva un posto dove sentirsi importante. Cagliari è il posto perfetto per lui. La sua esperienza e la sua qualità da top player sono fondamentali per noi”.
Sulla sua vita a Cagliari, Nandez ha detto:
“In Sardegna mi sento a casa, al punto che ormai mi sento sardo. L’Uruguay è il nostro Paese di nascita, ma io e la mia famiglia adesso viviamo in un posto meraviglioso. Ci siamo trovati benissimo sin dal primo giorno. I luoghi bellissimi, la gente che ti tratta bene e ti fa sentire uno di loro. Non è una cosa che accade spesso. Non a caso mio figlio è nato qui. I tifosi, poi, mi hanno voluto bene da subito. Ancor prima di vedermi giocare. Quando sono arrivato mi hanno accolto con grande calore”.
Su Abeijon, calciatore uruguaiano del Cagliari dei primi anni 2000, il quale ha avuto parole dolci per Nandez:
“So che Abe ha speso belle parole nei miei confronti, ne sono orgoglioso. Mio padre è un appassionato di calcio, mi ha parlato spesso di lui e degli altri uruguayani che hanno fatto la storia del Cagliari. Abe è un mito qui. I tifosi lo ricordano ancora con grandissimo affetto. Mi fa piacere portare il suo stesso numero di maglia”.
Infine, ha parlato del suo soprannome:
“La prima volta che mi hanno chiamato El León è stato al Penarol, è un soprannome che mi piace, un po’ mi sento così. Quando sono arrivato al Cagliari avevo i capelli lunghi e la barba, cambio il look a seconda di come mi sento, in famiglia mi preferiscono un po’ più sobrio”.