De Rossi, gambe in Spal: il primo treno da allenatore passa in Serie B
Che fosse pronto per allenare si sapeva già, i corsi hanno fatto il resto, ma Daniele De Rossi l’atteggiamento da mister l’ha sempre avuto. Merito forse di suo padre, Alberto De Rossi, che con la Roma Primavera ha sempre fatto bene. Certe atmosfere si respirano da subito, altre imparano ad arrivare con il tempo. Lo stesso che De Rossi junior ci ha messo a capire cosa volesse fare da grande: Daniele, in campo, grande lo è stato davvero. Al punto che anche gli avversari lo hanno sempre rispettato – e in parte temuto – per quel suo atteggiamento disciplinato e viscerale che, talvolta, gli ha fatto prendere qualche batosta.
Niente da cui non ci si possa rialzare: certo le sgroppate da centromediano metodista ai tempi del primo Spalletti a Roma sono un ricordo, più recenti invece le galoppate all’ombra della Pampa con la Bombonera che gridava il suo nome. “Tano”, condottiero, e non poteva essere altrimenti per uno che è cresciuto mostrando la giugulare prima dei talenti. Tanti, in mezzo al campo, per fare la differenza: uno su tutti la grinta di crederci fin quando non è finita, forse anche oltre. “Il calcio è bellezza e contrapposizione”, diceva con la maturità di chi vuole arrivare a prendersi tutto.
Daniele De Rossi torna in campo: la Spal lo vorrebbe in panchina, contatti con Tacopina
Il patentino da allenatore è arrivato: “Andrà vicino alla agognata Terza Media”, ha scritto su Instagram scherzando, ora è tempo di fare sul serio. Prima l’esperienza in Azzurro come collaboratore tecnico di Mancini. Una sicurezza per il C.T. dell’Italia che lo avrebbe voluto già ai tempi del City. Poi il romanismo si è messo di mezzo: “Non ce la faccio ad andare via”, disse Daniele. Ora Roma è la cornice, il quadro dovrà dipingerlo lui con una nuova opera d’arte. Quella che, se tutto va bene, dovrà fare a Ferrara.
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Joe Tacopina – ex Roma – lo vorrebbe alla Spal in quella che è una vera e propria rivoluzione dopo un’annata a tinte fosche: contatti in corso. L’ex capitano giallorosso sarebbe pronto ad accettare, la sua volontà di allenare ormai è chiara. Voleva lasciare la Nazionale prima dell’Europeo – “Questione di correttezza, non voglio rubare posto a nessuno” – poi Mancini l’ha convinto a restare. Il suo contributo è stato fondamentale. Soprattutto in quel discorso, con il C.T. a bocca chiusa, tenuto ai giocatori durante i tempi supplementari contro l’Inghilterra. L’uomo giusto al posto giusto: allena, ma si sente ancora giocatore.
Quello che serviva a Mancini fra un tempo supplementare e l’altro, affinché l’intervallo desse certezze, e quello che serve a Tacopina per rilanciare una realtà come quella emiliano-romagnola. Stavolta non ci saranno battibecchi, in stile Ventura contro la Svezia, anche perchè il primo con cui prendersela – eventualmente – sarà proprio sé stesso. De Rossi è pronto anche a questo: fallire con dignità per rialzarsi e fare meglio. Per questo sarà sempre un vincente, poiché conosce l’importanza dei momenti no. Quelli che fanno apprezzare davvero ogni successo.