Dallo scudetto alla salvezza, la Serie A al primo bivio
Al bivio?
Ci sono giornate, nell’economia di un campionato, più importanti di altre. Di solito, ci se ne rende conto solo dopo qualche settimana, ma in questo caso, il calendario è chiaro. La Juventus stasera ha di fronte un’Atalanta annoverabile tra le big, ostacolo ostico, l’Inter sfida il Napoli, per capire se ha davvero le stimmate della predestinata oppure no. In mezzo, il Milan, di scena a Marassi contro il Genoa, dovrà fare a meno di tanti punti fermi, dopo aver dimostrato di saper sopperire senza difficoltà all’assenza di Ibra.
Inter-Napoli
Basta guardare la classifica per capire che non sarà una giornata come le altre. Certo, non è ancora il tempo di volate scudetto o scontri salvezza nel vero senso del termine. Però, la portata emotiva di una vittoria contro il Napoli, giusto per fare un esempio, darebbe finalmente a Conte e ai suoi uomini la misura della propria forza. Costringendo i nerazzurri a dichiararsi: se non è un obbligo, che lo scudetto sia almeno una speranza da nutrire, partita dopo partita. Ne ha bisogno il campionato, finalmente vivace e combattuto, e ne ha bisogno un ambiente che, a volte, dalla narrazione del suo allenatore esce svilito. Sia perché prima di lui non c’era un deserto, al contrario di quanto a volte lasci intendere, sia perché la rosa è quella che è, senza nemmeno bisogno di tornarne a dibattere.
E se vincesse il Napoli? Continuerebbe a nutrire il sogno più bello, quello di portare lo scudetto allo Stadio Diego Armando Maradona, a 31 anni di distanza. Magari con i tifosi, perché da qui a maggio tante cose cambieranno, anche nel mondo del calcio. Con la campagna vaccinale al via il 15 gennaio, infatti, il ritorno alla normalità sarà l’obiettivo di molti. Non del Napoli, che vuole vivere la straordinarietà di una squadra oggettivamente attrezzata per per stare lassù, e giocarsela fino in fondo. Stasera, sapremo di più, non è una partita da dentro o fuori, ci saranno comunque 26 giornate davanti, ma il peso specifico è comunque enorme.
Juventus-Atalanta
Allo Stadium qualche ora prima, starà alla Juventus rimettersi definitivamente in carreggiata. L’avvio lento, dopo il cambio in panchina e l’arrivo di Andrea Pirlo, non ha sorpreso, ma sulla classifica dei bianconeri ci sono almeno un paio di considerazioni da fare. Tre punti dei 23 in classifica attualmente sono arrivati a tavolino, e le uniche due sfide di un certo livello, contro Roma e Lazio, hanno portato solo a due pareggi, neanche troppo convincenti. La sensazione è che la squadra di Pirlo sia un po’ come il suo allenatore: apparentemente flemmatica, ma capace di diventare alla bisogna una schiacciasassi. Stasera capiremo se è effettivamente così, perché la sfida è di quelle importanti, contro una Dea tutt’altro che in crisi.
L’Atalanta arriva dai tre gol rifilati alla Fiorentina senza quasi sudare, dopo l’ennesima impresa europea, ai danni di un Ajax tatticamente bistrattato. La grana Papu, che fa geometricamente il paio con la situazione di Dybala, non ha potato scossoni. Può darsi che vada via a gennaio, ma non è ora il momento di pensarci. Né di fasciarsi il capo, vista la quantità di talento là davanti, da Muriel a Zapata, da Ilicic a Miranchuk e Malinovski. La squadra ha dimostrato di sapersi esaltare di fronte ad avversari importanti, e la Juve lo è. Anche allo Stadium, comunque finirà gli obiettivi resteranno gli stessi per entrambe, ma uscire con i tre punti vorrebbe dire rilanciarsi definitivamente nella corsa scudetto.
Genoa-Milan
A Marassi, invece, paradossalmente si gioca la partita sulla carta meno aperta, ma anche la più importante. Il Milan dopo lo stop casalingo contro il Parma ha la chance di riprendere la marcia in vetta alla classifica a pieno ritmo. Pioli dovrà fare a meno di Gabbia, Bennacer, Ibra, ma l’impianto di gioco è talmente solido e introiettato dai suoi interpreti che diventa difficile immaginare un altro inciampo. Specie al cospetto di un Genoa da ieri sera formalmente ultimo, appaiato a Crotone e Torino. Per Maran non sarà l’ultima spiaggia, ma più per i tempi stretti che per una reale speranza di resurrezione. Vincere per non morire, con la consapevolezza che se non è una missione impossibile, poco ci manca. Per il Milan, invece, si tratterebbe di vincere per scappare via, perché gli incroci sotto di lei glielo consentirebbero.
Le altre
Questione di calendario, dicevamo. Che metterà di fronte anche Verona e Sampdoria, con gli scaligeri vera sorpresa del campionato. Merito di Juric, che prima della partita contro la Lazio ha lanciato uno dei messaggi più sensati che si siano sentiti da tempo. Parafrasando: lasciate giocare sereni i giovani come Zaccagni, e smettiamola di dare valutazioni assurde a ragazzi che si sono appena affacciati al grande calcio. Sarà sicuramente d’accordo Ranieri, un maestro che ha qualche difficoltà a tenere alta l’attenzione dei suoi per più di un tempo.
Spezia e Bologna, invece, vale per la lotta salvezza. Perché al di là delle legittime ambizioni di Saputo, la squadra di Mihajlovic non vale la colonna di sinistra della classifica. E attenzione ai liguri, che dopo la scoppola rimediata contro il Crotone avranno voglia di rifarsi. Partita delicatissima quella del Franchi, specie per Prandelli: il ruolino della fiorentina dal suo arrivo è disastroso. Uscire sconfitto anche contro il Sassuolo, opzione tutt’altro che campata per aria, farebbe definitivamente sprofondare la Fiorentina nella depressione, più che nell’isterismo di cui ha parlato ieri il tecnico in conferenza stampa.
L’unica partita davvero tranquilla sarà quella tra Parma e Cagliari, in acque calmissime, forse le uniche due che scenderanno in campo senza patemi. Domani, invece, sarà Roma-Torino a chiudere il turno numero 12. Inutile dirlo, per i granata l’ultima chiamata è passata da un po’, adesso c’è solo da chinare il capo e correre. Ammesso che basti contro una Roma che, con Fonseca, ha trovato le certezze che non aveva un anno fa, e se i tre davanti – Mikhtaryan, Dzeko e Pedro – continuano a giocare così, i giallorossi avranno modo di divertirsi. E sognare.