Dalla guerra alle idee. La SuperLeague come bozza della nuova Champions

Dalla guerra alle idee. La SuperLeague come bozza della nuova Champions

(Photo by Imago Images)

Tre giorni di tempesta e di guerra vera. Mediatica, politica, istituzionale. La nascita della SuperLeague ha svelato il volto del calcio europeo e, soprattutto, ha portato ad un’attenta riflessione da parte dei vertici. Perché se la SuperLeague è crollata, i problemi che hanno portato alla sua nascita restano e, l’obiettivo assoluto, è non far crollare l’intero circus europeo. I debiti delle big, principalmente di quelle che avevano ideato la ‘congiura’, restano alti per un totale aggregato di 3 miliardi di euro. Le parole dell’amministratore delegato Giuseppe Marotta, sia prima di Spezia-Inter che di Inter-Verona, hanno inquadrato in modo solerte i rischi che corre il calcio. Accantonato il caos SuperLeague, alcuni dei principali antagonisti come Jurgen Klopp e Pep Guardiola, non hanno riservato parole dolci neppure per la nuova riforma Champions League.

L’allarme che va oltre lo scontro

Urge un intervento massiccio che vanifichi le distorsioni dell’ultimo decennio calcistico e – per quanto possibile – ripiani gli effetti devastanti della pandemia. Florentino Perez, nell’ultima uscita a Chiringuito Tv, ha usato una parola emblematica come “sopravvivenza”. Il messaggio è arrivato forte e chiaro al presidente Uefa Aleksander Ceferin che, oltre alle parole di ‘vendetta’ nei confronti dei Club Fondatori, medita una drastica riforma che vada incontro alle esigenze concrete dei club stessi, mantenendo ‘l’architettura calcistica’ sotto il controllo della Uefa e scongiurando nuove idee di leghe esterne.

Le possibili misure per la nuova Champions

Come analizzato accuratamente dal giornalista Giovanni Pons, nella sezione Affari&Finanza de La Repubblica, dalle macerie della SuperLeague possono nascere le fondamenta di una nuova Champions League. Il tanto dibattuto tema del merito sportivo assume una rilevanza importante perché, nelle concezioni dei Superleghisti, la partecipazione sistematica ad una competizione europea, rappresentava uno strumento di stabilizzazione dei ricavi. In tal senso, la Uefa potrebbe studiare l’introduzione di wild cards sul modello Eurolega di basket, al fine di assicurare la partecipazione ai club blasonati.

Più partite senza intaccare il valore dei campionati

Altro nodo cruciale è quello relativo alla salvaguardia dei campionati nazionali, così come dei tetti salariali o, come più noti, salary cap. Sul primo tema si punta ad un aumento della squadre e delle partite, anticipando l’inizio della competizione già ad agosto. Crescerebbero audience e ricavi senza abbassare la visibilità del campionato nazionale, seppur col rischio di creare una sovrabbondanza di impegni ravvicinati sui cui, gran parte di allenatori e giocatori, si sono già espressi negativamente. Si passerebbe infatti da 125 partite a 225. Un aumento considerevole.

Salary cap sul ‘modello spagnolo’

Per ciò che concerne i tetti salariali, altro perno del negoziato, la Uefa studia una soluzione proporzionale al fatturato dei club. L’ipotesi più plausibile è quella di un salary cap che preveda un monte ingaggi non superiore al 50-55% dei ricavi della società. La misura è già stata introdotta in Spagna con ottimi risultati. La SuperLeague ha causato un terremoto nel calcio ma, al tempo stesso, ha indotto a riflessioni più profonde. Dalla SuperLeague alla Super Champions League, Ceferin permettendo.