Costi, bilanci, crisi: quando il tifoso diventa ragioniere

Perez, Agnelli

(Photo by GERARD JULIEN/AFP via Getty Images)

Se la SuperLeague, nella sua brevissima parentesi, ha avuto un merito, è stato quello di ricordare al tifoso di fare il tifoso. Nella vita reale e sui social. Un piacevole, ma troppo breve, ritorno alla normalità. Già finito in soffitta, perché la fine della stagione è alle porte, e con il caldo è ormai consuetudine togliersi la sciarpa e tirare fuori la calcolatrice. Modalità ragioniere: on. Lontani i tempi in cui si correva in edicola per leggere di colpi mirabolanti, sognare l’arrivo di campioni esotici e non chiedersi neanche per un secondo: “ma i soldi, da dove arrivano?”.

Oggi, più che la lavagna tattica, tira la lettura del bilancio. Più che tra le pagine del Guerin Sportivo, il tifoso medio si perde tra quelle del Sole 24 Ore e di Forbes, letture di riferimento per poi dibattere su soluzioni e ipotesi di mercato. Altro che sogni e voli pindarici, il realismo freddo dei numeri è la bussola che guida il dibattito. Specie sui social. Dove chi esce dal seminato viene puntualmente bacchettato, reo di non aver tenuto in conto l’ultima rata di Tizio, l’ammortamento di Caio e il debito strutturale della Pergolettese.

Per carità, nulla di male nel seguire le proprie passioni, siano esse l’economia, l’epidemiologia, la politica, i cartoni animati. Quello che lascia un po’ perplessi, ma giusto un po’, è la banalità e la faciloneria delle soluzioni ipotizzate, degne del più scalcinato degli amministratori di condominio, ma fatte passare, anche sui giornali, come il Sacro Graal del calcio. Viene da rimpiangere, eccome, l’ingenuità del calciomercato fatto di nomi roboanti e sogni impossibili. In sostanza, la salvezza per tutti i grandi club passa per il taglio dei costi: incredibile no? E sapete come si tagliano i costi? Liberandosi dei contratti più onerosi e investendo i pochi soldi a disposizione in calciatori giovani cui offrire contratti meno onerosi.

Certo, non è tutto qui, ma lo schema che sarà costretta a seguire, ad esempio, l’Inter, è questo. Ed è, tra lo stupore generale, pure ciò che dovrà fare la Roma. Ma anche il
Barcellona e il Real Madrid. Ed è, per chiudere il cerchio, ciò che farebbe qualsiasi amministratore di condominio dotato di buonsenso. Quello che in molti, almeno tra i tifosi, non sembrano considerare, è l’abisso che esiste tra il dire e il fare. Ci sono giocatori (pare brutto fare nomi), di cui è difficilissimo liberarsi, perché il contesto è quello di un calcio che, alla fine della pandemia, è economicamente in ginocchio.

Sarà, perciò, a proposito di banalità, un mercato senza soldi. Un mercato delle idee, come lo definiscono in tanti. Ma anche un mercato fatto di trattative estenuanti e geometrie difficilissime da trovare, perché le rose delle big sono tutte zeppe di over 30 dai contratti pesantissimi. A cui, però, nessuno vorrà – legittimamente – rinunciare. Neanche la lista gratuita potrebbe rivelarsi una soluzione gradita, perché in tanti, duole ammetterlo, non hanno mercato.

E allora, tornando all’esempio dell’Inter, dove ieri l’ovvio è diventato, per un momento, l’eccezionalità, trovare una sistemazione a Kolarov, Vidal, Gagliardini, Vecino, per poi regalare a Conte ciò di cui ha bisogno, spendendo i pochi euro che Zhang potrà spendere, assume i contorni di un’impresa titanica. Che, per fortuna, dovranno affrontare Marotta e Ausilio, e non @PuffettaNerazzurra1995 o @GigiDajeInter1976. Loro due, ma in realtà tutti noi, dovremmo invece tornare a fare i tifosi, spegnere la calcolatrice e ragionare sotto l’ombrellone di moduli e sviste arbitrali…