Su Chiesa:
“L’ho chiamato durante il lockdown. Sono andato a Chicago solo per incontrarlo ed è stato con me nella suite. Io l’ho trattato come un figlio e lui nei confronti miei, della mia famiglia, dei lavoratori, non si è comportato bene. È solo un ragazzo, quindi lasciamo stare questo argomento, ok?».
Sul comportamento dei Chiesa:
“Prima ci hanno condizionato sulla squadra a cui avremmo dovuto venderlo. In Inghilterra lui non voleva andare e in Italia voleva solo la Juve. Bianconeri che ne erano al corrente. Quando ci sono solo one buyer and one seller (solo un compratore e un venditore), la situazione non è buona per cedere. Alla fine ho dovuto accontentarlo anche per business. In America c’è un detto: ‘Anche se vai via, non rompere mai i ponti’. Questo hanno insegnato a me 50 anni fa. Questo è l’unico modo per diventare un leader”.
Sul possibile esonero di Iachini:
“Ecco l’altra bufala che gira. Facciamo ordine, Iachini ha il massimo supporto da me, da Joe Barone e da Pradè. Lui lo sa. Certo, gli ho detto che con la Sampdoria abbiamo fatto schifo e lui sa che qui i risultati contano. Ha, però, la nostra piena fiducia“.
Su Iachini sotto esame, Commisso ha risposto:
“Siamo tutti sotto esame. Anche io sono sotto esame”.
Sui momenti più belli vissuti da presidente della Fiorentina:
“Le serenate al Savoy e il primo giorno al Duomo. Poi il mio regalo, ovvero il Centro Sportivo”.
Sulla paura del COVID:
“Rocco non ha paura, per sé. Per gli altri, forse. Non sono sciocco, però. Ho fatto anche io il lockdown, con mia moglie, nella casa del New Jersey”.
Sul sentirsi a casa a Firenze:
“Beh, è qui che lavoro. Ormai quando torno in America è per vacanza perché lì mi lasciano in pace. Lì non mi riconosce nessuno”.
Sulla situazione in America riguardo al COVID:
“Manhattan è deserta, è distrutta. Tutto chiuso, tutti che vogliono andare via. Anche la politica ha le sue colpe”.
Sulla sua fede politica:
“Sono un conservatore, come la stragrande maggioranza degli italoamericani. Hai presente tutte le statue di Colombo che hanno buttato giù nei mesi scorsi in America? I Democratici non hanno detto niente, ti rendi conto? Per me, che sono un immigrato, che so cosa significa essere un immigrato, veder cadere quelle statue è stato un colpo al cuore”.
Sull’aver frequentato la stessa università di Obama, Commisso ha rivelato:
“Sai quanti articoli, nel giornale dell’università, dedicarono a me? Cinquanta. Sai quanti ne fecero a Obama? Nessuno. Sono andato all’università con una borsa di studio che ho vinto proprio perché giocavo a calcio. L’università mi ha dato tanto, ma io le ho restituito altrettanto”.
Sulle rivincite che si è preso nella vita:
“È la storia della mia vita. Tante volte da immigrato mi sono trovato ad avere a che fare con chi pensava di valere più di me. Poi di loro non si è saputo più nulla, mentre io sono qui con la mia grande famiglia che tra Mediacom e Fiorentina conta quasi cinquemila persone”.
Sull’obiettivo che si è prefissato, Commisso ha, infine, dichiarato:
“Voglio vincere qualcosa qua. È la mia ultima impresa, la mia ultima sfida. Non ho fallito mai, you know, capisci?».