Che fine ha fatto il VAR in Italia?
C’eravamo abbastanza amati. Come il titolo di una canzone. Certo in molti non l’avevano mai apprezzato del tutto, ancorati alla celeberrima frase “l’errore fa parte del gioco”. Ma dalla sua introduzione nella stagione 2017-18, il Video Assistant Referee aveva in buona parte annullato gli errori umani, e dunque dell’arbitro. Un meccanismo quasi perfetto, sicuramente ancora migliorabile, che aveva però placato tante polemiche. Il suo utilizzo, nelle stagioni successive è man mano diminuito.
Nel protocollo che ne permise l’utilizzo fu inserita una parola che cambiò tutto. Si passò da “chiaro errore” a “chiaro ed EVIDENTE errore” da parte dell’arbitro. La tecnologia a servizio del calcio, come in quasi tutti gli altri sport. Respinta quasi dagli stessi protagonisti che, forse, vedevano minata la loro centralità all’interno dell’evento partita. Non è mistero che la classe arbitrale non l’avesse mai “digerita” del tutto, anche se al termine della prima stagione sperimentale questi furono i risultati: “Grazie alla sinergia tra la Lega Serie A, la FIGC e l’AIA, l’applicazione del VAR in Serie A TIM è avvenuta con un anno di anticipo rispetto al piano strategico iniziale, apportando da subito evidenti benefici nel massimo campionato italiano, dove la percentuale di errori arbitrali è stata dello 0,89% rispetto al 5,78% che si sarebbe verificato senza l’ausilio del VAR“. Un vantaggio enorme per tutti dunque.
Le cose come già detto sono poi cambiate nelle stagioni successive, le statistiche del suo utilizzo sono sensibilmente diminuite nella stagione 2018-19, per poi subire un’impennata nella stagione 2019-20, dove in media è stato utilizzato 6.6 volte a partita contro le 5.4 volte dell’anno precedente. I 186 rigori decretati nella scorsa stagione, nelle 380 gare giocate rappresentano il nuovo record assoluto per quello che riguarda i campionati di Serie A a girone unico. La media fu di 4,95 penalty a giornata.
Nella stagione appena iniziata, invece anche in virtù del cambio della regola sui falli di mano, le statistiche parlano chiaro, nonostante la creazione di una VAR Room centralizzata per dare maggiore uniformità di giudizio, sull’esempio visto al Mondiale del 2018 in Russia: il VAR è stato utilizzato 20 volte in 28 partite giocate, per una media di 0.7 volte ad incontro.
Il che significa che il supporto tecnologico, per il momento, è stato messo definitivamente da parte. Con buona pace di quelli che vedevano, dati alla mano, un aiuto per migliorare il calcio in Italia e non un nemico da combattere. C’eravamo abbastanza amati, ma forse non è bastato.