Castagne e quella scintilla mai scattata con Gasperini
Non avrebbe potuto chiedere esordio migliore Timothy Catagne, che ieri, nella partita del Leicester contro il West Bromwich Albion, ha aperto le marcature, al minuto ’56, con un gol di testa. Un esordio al bacio e un grande entusiasmo mostrato dal belga, che, sui canali ufficiali del club, si è detto felice per la vittoria, delle zero reti concesse e ovviamente del gol che ha segnato per il team.
Un entusiasmo che traspare anche nelle sue parole rilasciate a ‘La Gazzetta dello Sport‘, in una lunga intervista: “Sono felice e carico, ho sempre avuto il desiderio di giocare in Premier League, il torneo più bello e competitivo. E finalmente, eccomi qua.”
Il belga, insomma, non ha faticato a lasciare il segno nella sua nuova squadra, un segno che ha lasciato anche a Bergamo negli ultimi tre anni ma che anche l’Atalanta e i tifosi hanno lasciato in lui: “Non vedo l’ora di tornare a Bergamo per vedere una partita tutti insieme con lo stadio sold out come prima del lock down.
Città, club e tifosi resteranno per sempre nel mio cuore.”
Ed è proprio ai tifosi che spiega i motivi del suo addio: “Avrei potuto rinnovare il contratto con l’Atalanta. La decisione di lasciare il club l’ho maturata dopo la partita con il PSG. I soldi non c’entrano, ha pesato la situazione tecnica. Sono stato provato nell’undici titolare tutta la settimana, alla vigilia sono stato escluso. E onestamente, è stata una sorpresa. Inoltre avevo bisogno di giocare con regolarità, nello stesso ruolo: non una volta a destra, una a sinistra un’altra in panchina. Non era proprio il massimo.Detto ciò, non potrei parlare male di qualcuno: semplicemente, volevo trovare continuità.”
E in Italia ha poi giurato amore alla Dea: “Non mancavano richieste in Italia, ma se fossi in italia avrei indossato solo la maglia nerazzurra.”
Un amore per tifosi e squadra scoccato fin dal primo minuto, cosa che non si può dire sia successa con il tecnico Gian Piero Gasperini: “Tecnicamente e tatticamente è uno dei top in assoluto. A livello umano però, non c’era un gran rapporto: non perché ci fosse qualche particolare problema tra noi. Ha il suo modo di fare, per esempio, se stai fuori sarebbe importante avere una spiegazione da parte dell’allenatore, aspetto che con lui mancava. Ma va bene così, ciò mi ha reso più forte mentalmente. A Bergamo è fondamentale capire e adattarsi al gioco di Gasperini: se ce la fai, non ti fermi più. Come club, per un giovane, solo l”Ajax può essere superiore.”
Il rapporto non proprio idilliaco con il tecnico ha sicuramente influito sulla scelta di lasciare Bergamo, dove ha comunque lasciato tanti amici e affetti: “Spero che Ilicic possa tornare alla grande e che riesca a mettersi tutto alle spalle. E’ un campione. E non dimentico gli altri, ai quali mi lega profonda amiczia: penso, per esempio, a De Roon, Djimsiti e Toloi.”
Alla fine dell’intervista non è di certo potuto mancare un pensiero speciale per Percassi e la società: “Li ringrazierò per sempre. Nel 2017 sborsarono 5-6 milioni per un ragazzino che veniva dal Genk. Quanti lo avrebbero fatto?“.