Callejon, ennesimo atto di un professionista. Ora il ritorno a Napoli
Il talento non si compra, men che meno la professionalità e la caratura dell’uomo. Essere sportivi, a certi livelli, non significa solo fare gol e vincere ma, anche e soprattutto, sapere accettare anche quello che non piace. A quale giocatore può piacere sedere in panchina? Probabilmente nessuno. Da qui vi sono casi differenti: c’è chi si lamenta con l’allenatore, chi manifesta il disappunto mediaticamente, a mezzo stampa o social. C’è addirittura chi, segretamente, parla col proprio procuratore e chiede di cambiare aria. Poi ci sono quelli come José Maria Callejon, il trequartista della Fiorentina. Quelli che, neppure dopo una carriera di un certo spessore, riescono a smettere di essere professionisti veri.
Callejon è arrivato a Firenze in estate, da svincolato, dopo sette anni a Napoli dove ha conquistato due coppe Italia e una Supercoppa Italiana. Prima ancora, il trequartista di Motril, militava nel Real Madrid, dove ha vinto uno scudetto ed una Supercoppa di Spagna. A 33 anni, la carriera di Callejon “abbassa i toni”, finendo in una Fiorentina in ricostruzione, nel pieno del progetto del plenipotenziario Rocco Commisso. Tuttavia, nonostante il pregevole curriculum, Callejon non approda in viola da “insostituibile”, anzi. Su 12 partite di campionato disputate dai viola, dal suo arrivo, Callejon parte appena 5 volte da titolare. Ne salta due per Covid e, per ben tre volte, rimane 90′ in panchina a guardare i compagni.
Potrebbe essere facile lasciarsi andare al nervosismo, specialmente se, guardando i risultati, chi scende in campo non si rivela davvero decisivo. Ma Callejon è uno di quei giocatori che “prima la squadra poi il singolo”. E così, ieri contro il Cagliari, Callejon parte titolare dopo sei consecutive dalla panchina. Nervoso? Scocciato? Macché. Lo spagnolo è uno dei migliori e, al 72′, manda in porta Vlahovic per il gol decisivo. Una prova sontuosa, che riscuote il plauso del suo allenatore, nonché del compagno Biraghi. Un ritorno in grande stile, prima che domenica si torni a Napoli. Nella sua Napoli, dove è stato sette anni. Stavolta da avversario. Dove il rammarico è che, sfortunatamente, non possa esserci il suo ex pubblico ad omaggiarlo.