Calcio in Italia, Vezzali: “Nuovo piano industriale, ma niente ristori a pioggia”

Calcio in Italia, Vezzali: “Nuovo piano industriale, ma niente ristori a pioggia”

(Photo by Giampiero Sposito/Getty Images)

Valentina Vezzali, la sottosegretaria allo Sport,  ha parlato di diversi argomenti durante un’intervista rilasciata a La Repubblica, soffermandosi principalmente sul calcio femminile in Italia: “Le donne hanno dimostrato spesso, nello sport e anche nel calcio, di poter vincere come e più degli uomini. Sono contenta che le calciatrici siano diventate professioniste e credo che entro fine anno un’altra federazione seguirà l’esempio della Federcalcio. Ma nella pratica dobbiamo coinvolgere più persone. Siamo al quintultimo posto in Europa per praticanti sportivi. Gli italiani fanno pochissimo sport, compresi i bambini: sono mamma, vedo i ragazzi ore e ore davanti a tablet e playstation, disincentivati a socializzare dal vivo. Serve buttare giù gli italiani dal divano”.

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(Photo by Giampiero Sposito/Getty Images)

Calcio in Italia, le parole di Valentina Vezzali

Per quanto riguarda il calcio in Italia la Vezzali, ha chiesto per il professionismo femminile di cancellare la soglia dei 5 milioni di fatturato per le agevolazioni. “Nelle audizioni a novembre Gravina aveva chiesto esattamente la misura che è stata accolta. Della richiesta ho appreso dai media, se farà richiesta ufficiale, la valuterò con attenzione. Il calcio come altri settori ha sofferto tanto. Siamo intervenuti con molti provvedimenti, dalla sospensione dei termini dei versamenti fiscali e previdenziali alla riforma della legge Melandri per i diritti tv all’estero. Al calcio chiedo un piano industriale: voglio individuare misure mirate, ma niente ristori a pioggia: il sistema era compromesso prima del 2020, stare fuori dai Mondiali non è una novità».

E sulle infrastrutture aggiunge: “Ne ho parlato col presidente della Lega Serie A Casini: istituirò a breve una cabina di regia anche con le leghe del calcio per intervenire sul tema stadi: a bloccare la costruzione di nuovi impianti non sono i soldi ma la burocrazia. Poi, se l’Italia dovesse ospitare gli Europei del 2032 potrebbe essere un’opportunità per rilanciarne la realizzazione”.