Calcio e storia: il derby fantasma tra Corea del Nord e Corea del Sud
Martedì 15 ottobre 2019, a Pyongyang, capitale della Corea del Nord, si gioca la più invisibile delle partite di calcio passate alla storia. Valido per le qualificazioni asiatiche al Mondiale 2022, il match mette di fronte i padroni di casa della Corea del Nord e i “vicini di casa” della Corea del Sud. È un match storico perché è il primo incrocio ufficiale tra le due Coree disputato al di sopra del 38° parallelo, il confine artificioso tra due Nazioni formalmente in guerra da settant’anni. L’unico precedente è un’amichevole giocata nel 1990 e vinta dai nordcoreani per 2-1, di fronte a 150.000 connazionali festanti. Ma è anche un match invisibile, perché giocato in uno stadio vuoto, a eccezione di pochissimi selezionati, e senza copertura mediatica.
L’avvicinamento
Mettendo fine a quasi trent’anni di ostinata opposizione, il regime nordcoreano accetta di ospitare l’incontro con la rappresentativa del Sud, issandone la bandiera e suonandone l’inno sul proprio territorio. In cambio, tuttavia, impone regole decisamente stringenti: la partita si giocherà a porte chiuse, senza la presenza di giornalisti stranieri e senza diretta televisiva. Ma ce n’è anche per gli avversari. Per raggiungere Pyongyang, la squadra della Corea del Sud non può semplicemente attraversare il confine (militarizzato), ma è costretta a passare per Pechino, dove tutti devono lasciare gli smartphone all’ambasciata, e da lì volare nella capitale nordcoreana. Per giocare una partita in un’atmosfera surreale. Sugli spalti vuoti dello stadio intitolato a Kim Il-sung, ci sono poche decine di persone. Non c’è il leader Kim Jong-un, ma non mancano altri rappresentanti del regime, pochi diplomatici stranieri e il presidente della FIFA, Gianni Infantino, impegnato in un lungo tour asiatico.
La partita
La partita è ad altissima tensione, ma manca quasi del tutto di testimonianze. Le notizie arrivano unicamente dalla diretta testuale sui siti di FIFA e AFC, la Confederazione calcistica asiatica. Di fatto, a oggi si conoscono solamente le formazioni, i quattro ammoniti (due per squadra) e il risultato finale: uno scialbo 0-0. Che, stando a Reuters, l’agenzia di stampa nordcoreana descrive alla Nazione come “frutto di una serie di attacchi e contrattacchi“. La Federazione nordcoreana fa comunque sapere ai sudcoreani che gli fornirà un DVD con la registrazione della partita prima del loro ritorno a Seul. Quando i DVD arrivano, tuttavia, i sudcoreani si trovano davanti a immagini di una qualità talmente bassa da spingere l’emittente pubblica sudcoreana KBS a cancellare la differita del match dal proprio palinsesto.
Oltre a qualche foto ufficiale, le uniche immagini note della partita arrivano dal profilo Twitter di Joachim Bergström, ambasciatore svedese in Corea del Nord, tra i pochi ammessi allo stadio quel giorno.
Today hopeful and #historic moment when #ROK #SouthKorea National #Anthem is played in Pyongyang – as FIFA qualifying game begins. pic.twitter.com/jZEO0VtRSt
— Joachim Bergström (@jchmbrgstrm) October 15, 2019
Una partita ad altissima tensione, dicevamo. Già, perché tra i due Paesi non corre certo buon sangue, per usare un eufemismo, e i nordcoreani non tirano indietro la gamba. Qualche giorno prima della partenza per Pyongyang, il difensore sudcoreano Lee Jae-ik dichiara: “Onestamente, non penso molto al risultato. Mi importa solo tornare vivo da Pyongyang“. Al rientro in patria, è il capitano della Corea del Sud, Son Heung-min, a confermare come la partita sia “stata talmente dura che penso sia un miracolo esserne usciti interi, senza infortuni. I nostri avversari erano aggressivi, su di giri, e ci hanno coperto di insulti”. Non si fa certo fatica a immaginarlo, ma, a testimoniare il clima teso in campo, è un altro video di Bergström, in cui si vede proprio Son provare a calmare gli animi più accesi.
No fighting in front of the kids! Oh, but there are none here today.🤣 Emotions run high at times as #DPRK meets #ROK in #FIFA game – but audience is sparse. pic.twitter.com/HKaoKH89sj
— Joachim Bergström (@jchmbrgstrm) October 15, 2019
Il post
Al termine di una partita deludente, il più deluso di tutti è Gianni Infantino. Ma non per il risultato. “Non vedevo l’ora di trovarmi in uno stadio pieno per una partita storica – dice il presidente della FIFA – ma sono rimasto deluso dall’assenza di spettatori sugli spalti. Siamo rimasti sorpresi anche dalla mancata trasmissione televisiva e dai problemi con i visti per i giornalisti stranieri. Abbiamo esposto questi temi alla Federazione nordcoreana, e insisteremo affinché il calcio abbia un’influenza positiva sulla Corea del Nord. Ci sono 25 milioni di persone qui, e il calcio è di gran lunga lo sport più popolare“.
Archiviato il pareggio di Pyongyang, Corea del Nord e Corea del Sud avrebbe dovuto incrociarsi di nuovo, stavolta al di sotto del 38° parallelo, il 4 giugno del 2020. Causa pandemia, la partita di ritorno è stata spostata prima al 12 novembre, e poi ulteriormente rinviata a data da destinarsi. Quel che è certo è che, comunque vada, il prossimo match non sarà storico, né invisibile. Nessuno, eventualmente, si stupirà degli spalti vuoti cui ogni appassionato di calcio è ormai abituato. Al contrario di quanto successo prima, durante e dopo il Corea del Nord-Corea del Sud di un anno esatto fa. Che, tuttavia, non deve ingannare. Le due Nazionali torneranno forse a incrociarsi a Pyongyang, ma chissà quando potranno farlo davanti a un pubblico, alla stampa e alle telecamere.
Il commento più lucido in tal senso lo ha fatto proprio Gianni Infantino, al termine di quella partita storica e invisibile: “Per noi la libertà di parola e di stampa è fondamentale, ma saremmo ingenui a pensare di poter cambiare il mondo da un minuto all’altro.“