Tra i prodotti di intrattenimento più in voga negli ultimi anni, il documentario a tema sportivo è senza dubbio uno dei più interessanti da analizzare. A fare da apripista è stato lo splendido Sunderlandi ‘til I die, prodotto da Fulwell 73 e distribuito su Netflix, ma chi ha veramente puntato tanto sul genere è stata Amazon, con il suo format All or Nothing. Una serie di documentari dedicati a squadre di NFL, agli All Blacks e anche di due squadre di calcio inglesi: Manchester City e Tottenham, seguite dalle telecamere di Amazon fin dentro gli spogliatoi dei rispettivi stadi.
La più recente serie dedicata agli Spurs, in particolare, ha attirato l’attenzione per diversi motivi. Il principale è senza dubbio José Mourinho, che alle telecamere sembra non aver negato nulla di sé stesso, sia in campo che dietro la scrivania. Qualcuno, poi, ha sottolineato le sequenze in cui lo Special One e il presidente del club, Daniel Levy, si confrontano con Christian Eriksen e la sua richiesta di essere ceduto all’Inter. Ma altre scene della serie veramente degne di nota sono sicuramente quelle che mostrano il club, in ogni suo elemento, alle prese con le prime avvisaglie della pandemia.
Spesso si pensa al calcio come a un mondo protetto, quasi impermeabile all’esterno. Una sorta di bolla in cui a farla da padrone sono i soldi e la riservatezza ostentata degli addetti ai lavori per proteggere i loro interessi. Ciò che la serie mostra, invece, è che tipo di impatto abbia avuto un evento come la pandemia tuttora in corso sul mondo dorato di un club di Premier League. Un unicum, anche e soprattutto perché ripreso dall’interno degli uffici, degli spogliatoi e dei campi d’allenamento del Tottenham. Anche Amazon, un po’ come successo a Fulwell 73 con Sunderland ‘til I die, ha avuto dunque a che fare con un evento tanto impronosticabile quanto di grande valore documentaristico. E l’effetto è decisamente impressionante.
A marzo, mentre la situazione inizia a precipitare anche in Inghilterra, nel club l’ansia cresce in modo palpabile, minuto dopo minuto. Le telecamere di Amazon si soffermano dapprima sul presidente del Tottenham, preoccupato soprattutto dall’impatto negativo della pandemia sui conti del club, già fortemente indebitato per la costruzione di uno stadio che non potrà ospitare tifosi per chissà quanto tempo. Ma, poi, passano in rassegna le reazioni, umanissime, di stelle di livello mondiale che si mostrano per ciò che sono: persone normali con paure comuni. Mentre ascoltano il medico sociale spiegare cosa sia un coronavirus e quali effetti possa avere, negli occhi di calciatori come Son, Alli o Kane si può leggere lo stesso smarrimento che si sarebbe potuto leggere in quello di ogni spettatore della serie di fronte ai tg, alle conferenze stampa dei capi di Stato o di governo, ai bollettini sanitari delle autorità.
Messi di fronte al lockdown, alla sospensione di ogni loro attività, le reazioni dei calciatori del Tottenham sono quelle di ognuno di noi. C’è chi si chiede cosa si possa fare chiusi in casa tutto il giorno, potenzialmente per mesi. Qualcuno si affida alla lettura, qualcun altro tira un sospiro di sollievo per aver acquistato una Play Station pochi giorni prima, ancora ignaro di ciò che sarebbe successo. E poi c’è José Mourinho. Che prima non riesce ad accettare l’idea di dover stare chiuso in casa “non per due mesi, ma anche per due giorni“, e poi, durante il lockdown, assiste agli allenamenti da casa dei suoi calciatori su un enorme schermo nel suo ufficio. Una scena che non avrebbe sfigurato in uno dei primi episodi di Black Mirror, quando la serie era ancora in mani inglesi e riusciva a proporre scenari tanto inquietanti quanto realistici.
Una sequenza, quella dello Special One alle prese con gli allenamenti in videoconferenza, quasi assurda da vedere. Se non fosse che ci siamo passati veramente tutti. Dai massimi vertici politici mondiali al gruppetto di amici del sabato sera, passando per le stelle del Tottenham di cui la serie Amazon ha immortalato così da vicino dubbi e angosce, di fronte a un evento che ha cambiato, e forse cambierà per sempre, il corso del mondo. Anche quello del calcio.