Calcio, Covid e UEFA: una convivenza ancora troppo complicata
Da Marzo le nostre vite sono irrimediabilmente cambiate e, probabilmente, non saranno mai più le stesse. Da mesi il Covid ha stravolto le nostre abitudini e la nostra quotidianità. Mentre tutti noi proviamo a inventarci una nuova routine e delle nuove consuetudini, il mondo del calcio rimane in una situazione precaria che non sembra possa reggere ancora molto, a partire dalle disposizioni della UEFA.
I sedici positivi del Genoa sono solo la punta dell’iceberg di un sistema poco chiaro che non tutela abbastanza le singole squadre di calcio. Il rinvio a data da destinarsi della partita di sabato contro il Torino può creare un pericoloso precedente per le squadre che, con la speranza che non succeda, si troveranno in una situazione analoga.
La norma anti-Covid della UEFA
Questo perché, ad oggi, se una squadra dovesse purtroppo avere una situazione analoga a quella del Grifone, verrebbe applicata la norma UEFA per cui con un minimo di 13 giocatori disponibili, di cui almeno un portiere, si deve disputare la partita.
E la domanda che sorge spontanea è: perché? Perché il Genoa con un determinato numero di calciatori positivi può aver diritto al rinvio della partita mentre un’altra squadra di Serie A no?
In realtà, una vera e propria risposta non c’è e la norma UEFA è piuttosto contraddittoria. Questa nuova regola prevede che, con tredici giocatori sani, la squadra dovrà in ogni caso scendere in campo e, se dovesse rifiutarsi, perderà la partita a tavolino per 3 a 0. L’unico caso in cui una società potrà richiedere il rinvio della partita è se ha a disposizione meno di tredici giocatori o non ha alcun portiere convocabile.
Le contraddizioni
Una norma che, già dalle prime righe, presenta qualche contraddizione con quelle già in vigore.
Per esempio, per la stagione 2020/2021 si potranno usare cinque sostituzioni a partita, tanto nelle competizioni UEFA quanto in Serie A. Il minimo di calciatori da avere nell’organico dovrebbe essere di sedici, quindi, e non tredici: dieci giocatori di movimento e un portiere da schierare in campo e quattro giocatori di movimento e un portiere da avere in panchina. Una rosa con solo tredici persone tra titolari e riserve non permette nemmeno di raggiungere il minimo di tre sostituzioni in vigore prima di questa anomala nuova stagione.
Altre domande del tutto plausibili sono: perché la UEFA non si è imposta su tutti i campionati ma ha lasciato libero arbitrio a ogni Federazione? Perché solo ora, dopo il focolaio Covid nel Genoa, la Lega Serie A ha deciso di adottare la norma UEFA? Sembra, inoltre, che il Consiglio di Lega sia in procinto di deliberare che con dieci positività in una settimana si può richiedere il rinvio della partita. L’unico paletto è la frequenza: sarà possibile una volta l’anno.
L’impressione è che nonostante il Covid faccia, purtroppo, parte delle nostre vite da otto mesi, il mondo del calcio – a partire dalla UEFA – sia ancora impreparato. Chi lo gestisce non è stato in grado di dare una vera e propria soluzione efficace per questa pandemia con cui dovremo convivere ancora a lungo.
Il tempo, però, c’è stato. Non solo durante lo stop causato dal lockdown ma anche da Maggio ad Agosto, quando sono ricominciate diverse competizioni. E allora perché ancora oggi non si è riusciti a trovare una tutela per calcio e singole squadre?
La precarietà
Il sistema che si sta utilizzando è palesemente precario e poco chiaro; inoltre sia il modello anti-Covid della Lega Serie A sia quello della UEFA prevedono la tutela del solo gioco del calcio ma non delle singole squadre che ne fanno parte. Le norme sono studiate per non far interrompere i vari campionati e le varie competizioni europee ma nessuno ha pensato a come le squadre possano uscirne penalizzate.
Non si può pensare di trattare un giocatore positivo al Covid-19 come un giocatore infortunato. L’infortunio non si può propagare mentre una persona contagiata, come nel Genoa, può compromettere l’intera squadra. E in questo caso non c’è alcun organo che abbia stabilito una norma in grado di tutelare le singole squadre.
Pensiamo al PSG che ha perso le prime due giornate di Ligue1 a causa del Coronavirus che lo ha privato di attacco titolare e altri svariati elementi di particolare importanza. Il campionato è stato tutelato ma la squadra no e ne ha fatto le spese.
Quante squadre, però, sono disposte a pagare per un sistema che non le protegge? Quanto potrà reggere ancora quest’impalcatura? Fino al prossimo focolaio?
Il caso Genoa ha rivolto l’attenzione a delle evidenti falle che vanno al più presto chiarite con nuove norme che possano garantire tutela su ogni fronte, trasparenza totale delle regole e solidità del sistema di prevenzione.