Buoni come il vino: i “vecchi” terribili del calcio italiano

TOPSHOT - Ac Milan Swedish forward Zlatan Ibrahimovic gestures during the Italian Serie A football match between Inter Milan and AC Milan at the San Siro stadium in Milan on October 17, 2020. (Photo by Miguel MEDINA / AFP) (Photo by MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images)

“E’ come il vino: più invecchia, più diventa buono”.

Quale giocatore della Serie A vi viene in mente leggendo questa parola?

Tranquilli, se siete indecisi vi capiamo benissimo. A guardare il nostro campionato, in effetti, c’è solo l’imbarazzo della scelta, tra tutti i “nonnetti terribili” ancora sono decisivi.

Il caso più clamoroso è quello di un certo Ibrahimovic Zlatan da Malmoe. Fresco di 39esimo compleanno (festeggiato il 3 ottobre), Ibra si diverte ad insegnare. Ha deciso un derby. Da ex, rientrante dopo la quarantena, al fianco di compagni con metà dei suoi anni. Tutti particolari inutili per Zlatan, che pensa solo ad una cosa: vincere. E per ora il suo Milan sa fare solo quello. E lo svedese eguaglia Silvio Piola per numero di partite con segnature multiple in Serie A superati i 38 anni (4).

“E’ venuto in Italia per svernare”, leit motiv riferito a Ibra tanto quanto a Franck Ribery. Il francese, 37 anni, non ci ha messo molto a far ricredere i detrattori (pochi) e ad estasiare gli appassionati (tanti) con le sue giocate di fino. La Fiorentina è ai suoi piedi, come la Serie A: quando il numero 7 pensa e tocca, in tanti ancora devono capire dove si trovano. Velocità di giocata da top player, ancora oggi.

Chi ha sofferto terribilmente la verve di questi fenomeni eterni è stato Samir Handanovic. Cinque gol subiti nelle due partite contro Fiorentina e Milan per il portierone sloveno, che nella stagione scorsa era il guardiano della porta meno battuta di tutta la Serie A. E a 36 anni compiuti continua a mantenere la sua fama di para-rigori: con quello neutralizzato ad Ibrahimovic nel derby fanno 25 in 481 partite in Serie A. Il migliore di sempre, superato un mito come Pagliuca.

Se si parla di portieri e di immortalità nel mondo del calcio, non si può non parlare di Gianluigi Buffon. Con il match giocato sul campo del Crotone, il Gigi nazionale ha toccato quota 650 partite in Serie A, nuovo record assoluto, che ritoccherà ulteriormente in stagione. Nel turn-over di sabato sera di Pirlo, si è trovato leader di una formazione giovane: tra i 10 compagni, 7 non erano nati il giorno del suo esordio nel massimo campionato (novembre 1995). La storia del nostro calcio, fatta uomo.

Rimaniamo a tinte azzurre per parlare di un nonno del gol. E chissà che Fabio Quagliarella non conservi il piccolo sogno di segnare con la maglia della Nazionale al prossimo Europeo nel 2021, quando di anni ne avrà 38. Intanto, è il re della parte doriana di Genova. Chiedere a Simone Inzaghi per conferma: la sua Lazio è l’ultima vittima del bomber di Castellamare di Stabia. Una carriera dedicata a quello che sa fare meglio: segnare, in ogni modo possibile.

Dal giocatore simbolo sotto la Lanterna, ad un altro simbolo, in una città in cui il calcio, mai come negli ultimi anni, è vita, è aria pura. Bergamo è stata messa in ginocchio negli ultimi, terribili mesi dalla pandemia, ed ha rialzato la testa per guardare le meraviglie del ‘Papu‘. Più giovane di chi lo ha preceduto in questo elenco, a 32 anni Alejandro Gomez sembra aver trovato la sua dimensione. Nel calcio come nella vita: l’Atalanta senza di lui non sarebbe quella che è diventata, e in fondo Bergamo è una sua seconda patria. Gasperini non ha posto limiti al suo talento e alla sua potenziale crescita, in un futuro che all’argentino sorride ancora. Lui se la gioca, se la canta e se la balla. Sempre con il ghigno di chi fa quello che vuole, con la maglia che vuole, nella città in cui vuole. Chi non vorrebbe ‘invecchiare’ così?

C’è chi gioca da anni ad alti livelli, e si diverte nel continuare ad essere decisivo, scherzando con la carta di identità. Un po’ come fa Palacio nel Bologna. Ci sono altri invece che hanno costruito la propria scalata mattone dopo mattone, e adesso non ne vogliono sapere di mollare. Vedere le storie di ‘Ciccio’ Caputo e di Lapadula per credere.

Forse la Serie A sarà un campionato per vecchi, come diranno molti dopo aver letto questi nomi. Ma se i ‘vecchi’ sono così, ben vengano. Nuovi ‘vecchi’ fenomeni di questa qualità e di questa costanza fanno solo bene al calcio, a qualsiasi latitudine.